Dichiarata fallita la ditta di piazza della Libertà

Sentenza per la Esa Costruzioni, calcolati debiti per oltre due milioni di euro Dopo il cedimento del solaio, contenzioso col Comune e addio all’appalto

Prima osannata da Vincenzo De Luca come la ditta dei miracoli, che lavorava giorno e notte per consegnare al più presto ai salernitani piazza della Libertà; poi sempre più “chiacchierata”, e sotto processo con l’accusa di smaltire nel cantiere sul mare i rifiuti della demolizione del pastificio Amato; infine estromessa dall’appalto, dopo che il consorzio Tekton (che l’aveva indicata come ditta esecutrice) è stato “licenziato” dal Comune per non essersi voluto accollare i costi della messa in sicurezza della piazza. Ora per il “Gruppo Esa costruzioni generali srl” è aperta un’altra pagina nera, quella del fallimento, dichiarato con una sentenza del Tribunale di Nocera nonostante i tentativi di transazione esperiti fino all’ultimo con i creditori. Il crac è emerso ieri mattina in apertura del processo sullo smaltimento dei rifiuti del pastificio, dove la società è sul banco degli imputati insieme ai vertici Gilberto Belcore ed Enrico e Armando Esposito e con altri imprenditori e tecnici comunali. È stato il difensore Massimiliano Marotta a comunicarlo al giudice Fabio Zunica, perché fosse disposta la notifica del processo alla curatela fallimentare.

Sulla possibilità di ritornare in bonis gli imprenditori nutrono ancora qualche speranza, legata all’udienza di appello che sarà discussa il 22 ottobre per esaminare un reclamo con cui gli Esposito sostengono di avere un patrimonio di crediti tale da poter far fronte al monte debitorio. Secondo i calcoli le somme che la Esa deve pagare superano i due milioni di euro, una cifra che la società contesta e sulla quale ha pure evidenziato la disponibilità di uno dei creditori a una transazione, che avrebbe consentito il pagamento del solo venti per cento. I tentativi del commissario liquidatore Armando Esposito non hanno però trovato l’adesione degli altri creditori, e il tribunale ha certificato il fallimento. A pesare, nel far saltare i conti, è stato il crollo a piazza della Libertà, il successivo sequestro del cantiere e il blocco dei lavori, in cui erano impiegati circa cinquanta operai. Non solo. Da quando il Comune ha risolto il contratto con Tekton si è aperto non soltanto un buco nelle somme che si prevedeva di incassare fino al completamento dell’opera, ma anche un contenzioso sui corrispettivi per i lavori già eseguiti. L’impresa ritiene di avere diritto a ulteriori versamenti, Palazzo di Città sostiene invece di avere già erogato due milioni in più dei 19 milioni e mezzo stimati dalla direzione lavori, e ne chiede la restituzione. Nelle more la Esa è stata dichiarata fallita.

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