Di Saia lascia il Comune: «Non tornerò»

Scafati, la segreteria ha salutato i collaboratori. E in Regione la Paolino ha protocollato le dimissioni

SCAFATI. «Prendo un periodo di ferie già programmato. Ma non penso ci rivedremo più»: Immacolata Di Saia, segretaria comunale di Scafati ha mollato. Dopo le annunciate dimissioni dalla carica di commissario anticorruzione di Scafati, protocollate ieri, la manager al centro di inchieste e processi e destinataria di un avviso di garanzia insieme al sindaco Pasquale Aliberti ha salutato per non far più ritorno a Palazzo Meyer.

Ieri mattina, anche Monica Paolino, consigliere regionale e moglie di Aliberti ha protocollato le dimissioni da presidente della Commissione anticamorra e beni confiscati. Una decisione già annunciata sabato dalla consigliere di Forza Italia, indagata per voto di scambio. «Come annunciato nei giorni scorsi - ha spiegato Paolino - ho rassegnato le dimissioni. Gesto che ho ritenuto necessario nel rispetto delle istituzioni. Ringrazio quanti mi hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà. Confido nell’operato della magistratura e spero si possa chiarire quanto prima tutta la vicenda, appena avrò notizie dei fatti che mi vengono contestati». 

Le dimissioni di Monica Paolino non intaccano però il suo percorso politico all’interno del Consiglio regionale della Campania dove è stata eletta nei mesi scorsi. Dirompente, invece, la scelta della segretaria Di Saia di abbandonare il comune di Scafati e il sindaco Aliberti con il quale è nuovamente indagata, unitamente a Monica Paolino, lo staffista Giovanni Cozzolino e il fratello del primo cittadino, Aniello Aliberti. La professionista di Aversa che - in otto anni - ha retto a decine di attacchi politici, richieste di dimissioni, a indagini che l’hanno portata ad essere imputata in due processi per abuso d’ufficio e falso, a interrogazioni parlamentari che la indicavano come “donna” di Nicola Cosentino, ieri pomeriggio, pare abbia mollato definitivamente. Ha salutato i dipendenti della sua segreteria, prendendosi ufficialmente sette giorni di ferie. «Vado a fare un viaggio religioso già programmato - ha detto - ma non tornerò più». Poi ha caricato in auto tutti i suoi effetti personali, i documenti passati indenni alla perquisizione di venerdì scorso ed è andata via. Gelo, invece, con il sindaco, con il quale pare non hanno avuto modo di salutarsi. Appena giunta al Comune aveva consegnato al primo cittadino le dimissioni irrevocabili dalla carica di commissario anticorruzione.(r. f.)

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