Di Lorenzo: “Il Seapark? Tutta colpa della Regione”

Il dirigente interrogato dai giudici: “A Napoli fecero naufragare il progetto” De Luca rinvia la sua deposizione e fa saltare l’udienza prevista a febbraio

«Se il parco marino non vide mai la luce è per colpa della Regione, che tirò fuori dal cilindro una richiesta di valutazione d’impatto ambientale che tutte le consulenze hanno poi ritenuto superflua». A dirlo, tornando in Tribunale a soli cinque giorni dalla condanna per l’incarico di project manager, è Alberto Di Lorenzo, che all’epoca del programma Seapark guidava lo Sportello unico per le attività produttive, il Suap. Insieme ad altre quaranta persone (tra cui il sindaco Vincenzo De Luca) è imputato con l’accusa di aver concorso all’istruzione di un progetto predestinato a fallire e di aver tentato di ottenere dagli imprenditori utilità oltremisura per l’amministrazione pubblica, con la cessione di aree e l’impegno al reimpiego dei lavoratori Ideal Standard. Secondo gli inquirenti la procedura di variante urbanistica avviata allo Sportello unico era un duplicato di una variante già deliberata e serviva in realtà a perdere tempo. «Tutt’altro – si è difeso Di Lorenzo davanti ai giudici – La prima delibera era stata mandata a Bohigas per un parere sulla conformità al piano regolatore, e lui chiese sostanziali modifiche in tema di viabilità e parcheggi. Era chiaro che la variante andava riadottata e si attivò la procedura al Suap proprio perché era più veloce. Basti pensare che in soli tre mesi avevamo approvato la variante per il cinema multisala». Quindi un’altra stoccata: «Anche in quel caso dovemmo penare, perché in Conferenza di servizi la Regione esordì dicendo che un multisala non è un’attività produttiva».

Alla fine dell’interrogatorio il difensore Arnaldo Franco ha ottenuto che il Tribunale (presidente Vincenzo Siani) acquisisca l’ordinanza del Riesame che, ancora in fase cautelare, smontava alcune delle accuse della Procura e parlava di capo d’imputazione contraddittorio. Una richiesta a cui si è associato il difensore di De Luca, l’avvocato Paolo Carbone, che ieri ha pure ritirato la disponibilità a fare ascoltare il sindaco in una delle prossime udienze. «È un periodo accidentato» ha spiegato, e il risultato è il rinvio dell’udienza già fissata per il 17 febbraio, perché pur invertendo l’acquisizione dei mezzi di prova (passando all’esame dei testi delle difese e spostando in coda quello dei restanti imputati) non c’era ieri una lista testi disponibile. Si slitta al 2 marzo, quando potrebbe essere sentito l’ex sindaco Mario De Biase (il difensore Alberto Surmonte ha manifestato un impedimento per febbraio) e si inizierà con i testimoni. In quella data l’avvocato Paolo Giella potrebbe sciogliere la riserva sull’ex assessore al lavoro Franco Mari, che non ha ancora deciso se sottoporsi all’esame dei giudici. Ha invece rilasciato ieri dichiarazioni spontanee l’ex assessore alle attività produttive, Mariano Mucio. Assistito dal difensore Silverio Sica, ha ripercorso gli incontri al Ministero e all’Ufficio provinciale del lavoro in cui si discuteva della cassintegrazione agli ex operai Ideal Standard, cig che per gli inquirenti non era dovuta e per la quale Mucio è sotto processo. «Ero delegato io perché venivo da una lunga esperienza sindacale – ha spiegato – la mia era una presenza politica, nello spirito di tentare di salvare 180 lavoratori, ma in quelle riunioni il Comune non aveva alcun ruolo decisionale».

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