L'INTERVISTA

Di Gennaro, veleno sui comici napoletani

In scena a Vallo il 6 marzo, l'artista spara a zero anche sui neomelodici

Non ama la tv, né i giovani comici napoletani che - proprio grazie alla "grande sorella" - sono diventati famosi. Resta, invece, fedele al teatro e ama Salerno "la città che - dice - mi ha legittimato ed ha creduto in me".
Esordisce così Angelo Di Gennaro, che sarà in scena al teatro "La Provvidenza" di Vallo della Lucania il prossimo 6 marzo. In calendario, ma le date sono ancora da confermare, due tappe a Eboli e Battipaglia.
Il suo nuovo spettacolo si intitola "Chi sa ridere sa prendere la vita sul serio". Lei, che è napoletano, non pensa che oggi sia difficile saper ridere con tutti questi rifiuti per strada?
"I rifiuti non sono solo quelli che si vedono. Napoli è piena da secoli di altri rifiuti: cattiverie, ingiustizie, violenze. Io ho cercato di sdrammatizzare, del resto questa è la forza di noi campani. Ritengo che le persone più ironiche siano quelle più profonde".
Negli ultimi anni si è dedicato anche alla scrittura, pubblicando due libri. Un nuovo amore, dopo il teatro?
"Il teatro, ovviamente, resta la mia passione più grande, ma la scrittura si sposa benissimo con esso, è complementare".
E la tv?
"Ho avuto grandi proposte, anche da Costanzo e non le ho mai accettate perché mi chiedevano di fare il napoletano. Queste cose le lascio ad altri".
Intanto "quegli altri", facendo i napoletani in tv hanno avuto successo. Fuori dalla Campania sono più conosciuti di lei....
"Se avere successo significa essere conosciuti da un numero maggiore di persone, allora anche Cutolo e Riina sono persone di successo".
Sarà... intanto Alessandro Siani grazie alla tv è uscito dai confini degli spettacolini di cabaret ed è approdato al cinema...
"Quello di Siani per me è un successo condominiale. Tra qualche anno sarà messo da parte. E’ già accaduto ad altri, penso a Paolantoni".
Eppure c’è chi considera Siani una sorta di "erede" di Troisi...
"Assurdo paragonare un esagitato senza contenuti, con battute da garagista, ad un vero artista come Troisi".
Insomma, li boccia tutti i giovani comici napoletani?
"Sono dei saccheggiatori, non hanno idee. Il 60% di questi cabarettisti usa i miei testi".
E Nino D’Angelo, lui artisticamente è cresciuto...
"E’ un "pacco" da trent’anni".
Immagino metterà all’indice anche i neomelodici...
"I loro testi sono da denuncia, meglio vendere l’oppio che non un disco del genere".
Passiamo ad altro, lei è molto legato a Salerno.
"Certo, è la città che mi ha legittimato. Anni fa, quando facevo quattro repliche all’Arena del Mare, avrei potuto fare il fenomeno, ma questo non mi è mai interessato. I fenomeni sono roba da baraccone".
Al contrario di lei, tanto grato a Salerno, molti attori e registi salernitani non la pensano così: per affermarsi hanno dovuto lavorare fuori.
"Non sono d’accordo. Credo che Salerno riesca a dare grandi soddisfazioni anche agli artisti salernitani. Ma su una cosa bisogna riflettere: a differenza del pubblico partenopeo, quello salernitano è diffidente. Ragiona, prima di riconoscerti un successo. Guai, dunque, a bluffare con i salernitani. Qui non ha successo soltanto chi bluffa".