Detenuto morto al Ruggi C’è un medico indagato 

Ad Aniello Bruno sette giorni prima era stata diagnosticata una colica renale Il cinquantenne è spirato in Rianimazione dopo un intervento chirurgico

Venerdì scorso, se invece di una colica renale fosse stato diagnostico un problema intestinale, Aniello Bruno poteva salvarsi? Ruota attorno a questo interrogativo, per ora, l’indagine sulla morte del 50enne detenuto di Angri, avvenuta all’alba di domenica. Questa mattina, alle 10.30, in Procura, il sostituto procuratore Federico Nesso, titolare dell’inchiesta attivata da un esposto dei familiari di Bruno, conferirà l’incarico a un consulente medico legale per stabilire le cause esatte del decesso del cinquantenne angrese e soprattutto per comprendere cosa si sarebbe potuto fare per salvare la vita al paziente.
Per ora l’unico indagato è un medico dell’ospedale “Ruggi” che venerdì scorso avrebbe diagnosticato solo una colica renale al detenuto trasportato dalla casa circondariale di Salerno. Come ricordano gli stessi familiari del defunto, da più giorni, almeno una ventina, Bruno accusava uno stato di malessere ed era dimagrito di 18 chili. Solo venerdì scorso sarebbe stato portato per una visita in ospedale e qui gli sarebbe stata diagnosticata una colica renale e poi dimesso. Tornato in carcere a Fuorni, il giorno successivo, a colloquio con la moglie, a causa dei dolori, Bruno non sarebbe riuscito a terminare l’incontro. Nel tardo pomeriggio dal carcere il trasporto all’ospedale “Ruggi” dove viene sottoposto ad un immediato intervento in chirurgia d’urgenza per una presunta perforazione dell’intestino. Operato, l’intervento sarebbe riuscito e sarebbe stato trasferito in sala di rianimazione, dove, però, è deceduto all’alba.
Il consulente del pm dovrà ricostruire l’intera vicenda dal punto di vista sanitario, partendo dalla causa del decesso e andando a ritroso. Il medico legale dovrà anche stabilire se venerdì scorso la diagnosi fosse stata altra da quella di colica renale il cinquantenne angrese si sarebbe potuto salvare oppure no. Al momento, questo sembra essere il primo inquadramento investigativo ma non si esclude che possa mutare con l’esito dell’autopsia che potrebbe tenersi già nel primo pomeriggio di oggi.
«Abbiamo nominato come consulente il medico legale Panfilo Maiorano – spiega l’avvocato Pierluigi Spadafora, che assiste i familiari di Bruno – . Avendo dato incarico a uno stimato professionista siamo sicuri che le sue deduzioni faranno luce su eventuali responsabilità dei sanitari che si sono occupati del caso». E il legale aggiunge: «I familiari non sono propensi ad una caccia alle streghe, vogliono solamente capire se il proprio congiunto poteva salvarsi se fosse stata diagnostica in tempo utile la vera patologia di cui era affetto». Fondamentale sarà l’esame della cartella clinica del cinquantenne compilata al “Ruggi” e sequestrata domenica scorsa dai carabinieri della Compagnia di Salerno, poco dopo il decesso. Vi si potranno rilevare orari e tipologia dei soccorsi e delle visite nella struttura sanitaria di via San Leonardo, necessari per stabilire eventuali responsabilità in relazione a quanto emergerà dall’esame autoptico. Anche il direttore generale dell’Azienda universitaria ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, Giuseppe Longo, ha dato mandato al direttore medico di istituire una commissione di inchiesta per verificare l’iter seguito nella cura del paziente defunto, decisione adottata autonomamente e probabilmente già prima dell’iscrizione sul registro degli indagati del sanitario.
Salvatore De Napoli
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