RAVELLO 

Delitto Attruia, in Cassazione annullato l’Appello per Dipino

RAVELLO. Processo da rifare per Enza Dipino, accusata in concorso con Giuseppe Lima dell’omicidio di Patrizia Attruia, avvenuto a Ravello nel marzo 2015. I giudici della Corte di Cassazione hanno...

RAVELLO. Processo da rifare per Enza Dipino, accusata in concorso con Giuseppe Lima dell’omicidio di Patrizia Attruia, avvenuto a Ravello nel marzo 2015. I giudici della Corte di Cassazione hanno annullato la sentenza di Appello che riduceva da ventitré a nove anni la pena comminata alla donna, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati dalla difesa, accogliendo la richiesta della procura generale dietro sollecito delle parti civili. La donna dovrà ora essere giudicata da un nuovo collegio, dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli.
Secondo la procura generale, la donna era compartecipe del delitto insieme al compagno, e il suo coinvolgimento non fu minimo, come emerso dall’ultimo processo. In secondo grado infatti all’imputata erano state riconosciute le attenuanti generiche, con la “minima partecipazione al fatto” evidenziata dalla sentenza. Enza Dipino, che inizialmente si era autoaccusata dell’omicidio, in primo grado era stata condannata a 23 anni di reclusione, a fronte di una richiesta di ergastolo formulata dall’accusa, con la riduzione in Appello a 9 anni e la contestuale concessione dei domiciliari.
Il processo di primo grado aveva contestato l’accusa di omicidio volontario premeditato, con la Dipino imputata per aver somministrato dei tranquillanti alla vittima per poi ucciderla. La donna si proclamò colpevole per poi ritrattare qualche settimana dopo in un interrogatorio in carcere, nel quale disse di essere stata costretta da Lima ad autoaccusarsi sotto minaccia. Patrizia Attruia venne uccisa la sera del 25 marzo mentre tornava dal bar sotto casa: aveva sorpreso il suo compagno, Peppe, con Enza; i tre vivevano nella stessa abitazione da diversi mesi.
L’imputata è difesa dall’avvocato Marcello Giani, le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Carlo De Martino e Carla Tirelli.
Alfonso T. Guerritore
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