«Del Mese a Fuorni? Una persecuzione»

Parlano gli avvocati dell’ex dirigente nazionale dell’Udeur da martedì in cella: «Le sue condizioni di salute sono critiche»

«Le condizioni di salute di Paolo Del Mese si sono parecchio aggravate nelle ultime ore, tant’è che anche la direzione del carcere ha mostrato la sua preoccupazione a riguardo». A parlare, dopo una mattinata passata all’interno della struttura circondariale di Fuorni, dove da martedì è rinchiuso il suo assistito, è Emiliano Torre, legale, insieme a suo padre Massimo, dell’ex dirigente nazionale dell’Udeur arrestato con l’avvocato Simone Labonia nell’ambito della vicenda del crac Amato. Del Mese, già apparso provato martedì pomeriggio, quando un’ambulanza fu inviata a prelevarlo dalla sua abitazione a Pontecagnano per trasferirlo al carcere di Fuorni, dovrebbe sottoporsi a giorni a un’operazione all’anca. Un intervento, questo, da tutti considerato ormai di routine e neanche di somma urgenza ma che pare abbia gettato nello sconforto l’ex parlamentare, le cui condizioni di salute attuali sono apparse preoccupanti ai suoi legali che gli hanno fatto visita ieri. Dopo il rigetto, da parte del Tribunale di Salerno, dell’istanza di scarcerazione presentata ieri l’altro dagli avvocati dei due, tra i legali, soprattutto tra quelli di Del Mese, cresce di ora in ora lo sconcerto per una decisione - la custodia cautelare in carcere che ha revocato i domiciliari che Del Mese e Labonia stavano scontando da luglio - che non riescono a spiegarsi: «Sembra più una persecuzione che un’applicazione del diritto - afferma Emiliano Torre - perchè non è chiaro il motivo per cui una misura richiesta sette mesi fa venga eseguita ora, dopo che in tutto il tempo in cui il mio assistito è stato agli arresti domiciliari non ha mai compiuto infrazioni nè tantomeno ha cercato di inquinare le prove dell’accusa». E continua: «Non capiamo le esigenze cautelari adottate dal Tribunale che hanno tutto l’aspetto di un atto di forza da parte della Procura». Ricordiamo che la Cassazione martedì mattina ha rifiutato il ricorso con cui i difensori sia di Del Mese che di Labonia impugnavano il provvedimento emesso a luglio dal Tribunale del Riesame, disponendo così l’immediata esecuzione della misura di custodia cautelare in carcere richiesta fin da subito dal pm Vincenzo Senatore il quale dopo il rifiuto del gip, si è rivolto al Riesame ottenendo il provvedimento confermato martedì dalla Suprema Corte. Sul piede di guerra i legali di Del Mese che in queste ore stanno studiando la strategia da adottare: «Potremmo rivolgerci al Tribunale del Riesame - spiega Torre - o presentare una nuova istanza più dettagliata. Il nostro obiettivo è farlo uscire il prima possibile dal carcere perchè la sua permanenza in cella è un’ingiustizia, la misura è per noi infondata e soprattutto perchè sta male». Secondo l’accusa, Del Mese e Labonia hanno contribuito alla bancarotta fraudolenta del pastificio Amato, incassando da una società già sull’orlo del fallimento centinaia di migliaia di euro.

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