De Vivo torna in carcere dopo un mese

Scarcerato a seguito dell’assoluzione nel processo per l’omicidio Aziz-Cascetta, il paganese ha violato gli obblighi dei domiciliari

PAGANI. Torna in carcere Andrea De Vivo: il boss paganese ritenuto elemento di spicco del clan Fezza-D’Auria è stato sorpreso due volte in venti giorni in compagnia di soggetti diversi dai componenti del suo nucleo familiare durante la permanenza agli arresti domiciliari. La decisione del tribunale collegiale, presieduto dal giudice Raffaele Donnarumma, lo ha rimesso in cella, nel carcere ad alta sicurezza di Voghera, dopo un mese appena dalla scarcerazione avvenuta il ventinove dicembre scorso. L’aggravamento di misura è stato chiesto dal pm Vincenzo Montemurro sulla base di due singole informative dei carabinieri che accertavano le violazioni, individuando la presenza di soggetti non autorizzati a stare in compagnia del detenuto, al tempo sottoposto alla restrizione in casa con il vincolo del braccialetto elettronico.

De Vivo, assistito di fiducia dall’avvocato Giovanni Pentangelo, aveva ottenuto la scarcerazione all’indomani dell’assoluzione incassata nel processo d’appello bis per l’omicidio Aziz-Cascetta, non risultando gravato da definitivi pena se non la custodia cautelare per il processo in iter “Taurania Revenge”.

In particolare, nella seconda occasione in cui De Vivo era stato sorpreso in violazione del regime di custodia, con lui c’erano quattro persone, tra cui dei paganesi, tutti identificati e finiti nella relazione del militari del gruppo territoriale di Nocera: l’accertamento evidenziava due fatti in venti giorni, con la mancanza di volontà, ravvisata dai giudici, di recidere i legami con soggetti di Pagani. Ancora, era significativo che l’episodio fosse accaduto in orario notturno, quando i controlli e i pattugliamenti effettuati dagli uomini delle forze dell’ordine sono minori e più difficoltosi, considerata la permanenza fuori dalla città di Pagani.

Il giovane esponente del clan al momento è dietro le sbarre, con una istanza di Riesame pronta da parte del suo legale. Prima della scarcerazione era rimasto in cella per sei anni, di cui due trascorsi in regime di massima sicurezza, con accuse contestate di omicidio con metodo mafioso, lo stesso per cui è stato recentemente assolto insieme a Vincenzo Confessore e Francesco Fezza e spaccio di stupefacenti. De Vivo, 31 anni, è figlio di Aniello ’o russ’, già a sua volta boss della cosca della Lamia, centro storico di Pagani. A suo carico resta in piedi il dibattimento per l’inchiesta antidroga “Taurania Revenge”, costruita contro il “sistema” paganese dello spaccio, con la misura emessa in fase cautelare e il dibattimento in corso, a quasi tre anni dall’esecuzione dell’ordinanza. Gli accertamenti e i controlli ordinati sul suo conto nell’ultimo mese hanno inquadrato la permanenza di contatti paganesi per il giovane De Vivo, che ha incassato l’aggravamento di misura dopo la doppia violazione riscontrata dagli investigatori.

Alfonso T. Guerritore

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