De Luca voleva ricavare 14 milioni dai costruttori

In cambio si concedeva il permesso a realizzare 18mila metri quadrati di solaio Il bando fu bloccato da un ricorso al Tar e si attendeva l’esito del contenzioso

Era il 18 marzo del 2013 quando il Consiglio comunale di Salerno diede il via libera all’alienazione di piazza Mazzini. Insieme alla piazza veniva concessa l’alienazione anche di aree in via Vinciprova, del campo Volpe e del parcheggio dell’ex cementificio. «Il tempo delle poesie è finito – disse in quell’occasione l’allora sindaco Vincenzo De Luca – in questo quadro economico drammatico, con ulteriori tagli previsti per i Comuni, o si tagliano i servizi essenziali o ci si inventa qualcosa per reperire altre risorse. Abbiamo semplicemente deciso di aggiornare l’elenco del patrimonio comunale da alienare. Si tratta di organizzare urbanisticamente alcune aree della città, con particolare riferimento alle zone di piazza Mazzini e di via Vinciprova, con dei volumi che le definiscano. L’obiettivo è riammagliare una città spezzata, sia sul piano urbanistico che sul piano sociale. La città deve essere unica, non divisa tra centro e periferia, tra città di serie A e città di serie B. Quel che è certo è che non daremo permessi a costruire porcherie. Gli interventi dovranno avere grande qualità architettonica. Se i progetti rispondono a questa esigenza bene, altrimenti non si approvano. La mia preoccupazione non è certo la presunta cementificazione, bensì trovare qualcuno che possa acquisire queste aree: con questi chiari di luna e con un sistema bancario così bloccato, non mi sembra cosa facile».

All’epoca il valore dell’area era stato stimato in 14 milioni di euro per 18mila metri quadri di superficie lorda di solaio. Ma a bloccare l’intera procedura ci pensarono i residenti che, insieme all’associazione “Italia nostra”, decisero di ricorrere al Tar che diede ragione ai ricorrenti. Naturalmente il Comune di Salerno decise di fare ricorso in Consiglio di Stato e nel frattempo della vendita di piazza Mazzini non se ne parlò più. Fino a luglio 2015 quando la Giunta approvò una nuova delibera di alienazione del patrimonio immobiliare nella quale inserì anche la famosa area, nonché ex cementificio e via Vinciprova. Questo sebbene su tutte e tre pendesse un contenzioso. Tra l’altro la delibera originale conteneva anche un errore in quanto ci si era dimenticati di inserire proprio il contenzioso relativo a piazza Mazzini. La delibera in oggetto passò in Consiglio comunale con la promessa che nulla sarebbe stato venduto fino a quando non si fossero risolte le questioni giudiziarie. Ovvero fino ad oggi.

Il progetto. Ma l’area di piazza Mazzini è balzata agli onori della cronaca anche per un project financing dell’ Aniem, l’associazione dei costruttori presieduta da Pietro Andreozzi. Era gennaio del 2014 quando i costruttori riunirono la stampa per presentare la loro proposta firmata dall’architetto milanese Dante Benini. Un investimento di 350 milioni di euro in cui si prevedeva la costruzione di nuovi immobili e infrastrutture su un’area di 126mila metri quadri (era ricompresa anche piazza della Concordia e parte dei suoli delle ferrovie intorno alla stazione) per 272mila metri cubi di cubatura. Simbolo di questo progetto di riqualificazione una torre di 30 piani al cui interno doveva sorgere un albergo 5 stelle con ristorante panoramico e residenze di lusso. Tutto questo accompagnato da una razionalizzazione dei collegamenti tra le varie piazze e la creazione di una viabilità interrata in modo da rendere piazza della Concordia interamente pedonale. (a.c.)

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