De Luca tratta a Roma per fare le primarie

I fedelissimi del sindaco di Salerno: «È l’ultima carta da giocarsi» Ma dal partito arriva un messaggio chiaro: «Deve fare un passo indietro»

SALERNO. Vincenzo De Luca la definisce «strategia della confusione» e forse ha ragione lui quando dice che «qualunque “trattativa” è del tutto inventata!». E sì perché nelle trattative che si rispettano ci devono essere almeno due interlocutori: uno che propone e l’altro che decide. In questo caso gli sherpa inviati da Salerno a parlare con Lorenzo Guerini e Luca Lotti al massimo sono riusciti a mettere nelle mani del primo un documento firmato dai sostenitori delle primarie più qualche note dei vari Casillo e Caputo. Niente di più. Dunque il messaggio da Roma è stato forte e chiaro: nessuna trattativa, qualunque cosa voglia De Luca deve fare un passo indietro. A Roma è vero che Luca Lotti non lo ha ricevuto. Fonte interne riferiscono che sia stato Guerini a passare nelle mani del collega il documento con le firme, come a dire: «Dacci un’occhiata sei hai tempo». E Lotti, pure per non mettere in imbarazzo il vice segretario di Matteo Renzi, lo ha piegato in quattro e lo ha infilato in tasca esclamando: «Ah sì, poi lo vedo», continuando a discutere di altre questioni. Intanto però a Roma, nelle ore calde della votazione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, il primo cittadino è stato visto e a Salerno, qualcuno a lui vicino, pur incurvandosi nelle spalle spiega: «Mi sembra anche normale che in questa fase si tratti».

Ma cosa trattare? Incarichi di governo manco a parlarne. Renzi non vuole muovere una virgola e solo se il partito di Angelino Alfano dovesse decidere di fare harakiri e dire ciao ciao al governo, allora il premier metterebbe mano. Un incarico nel partito? «Sarebbe una contraddizione in termini» commenta più di qualcuno. E già perché «se gli diciamo che non può prendere parte alle primarie per la condanna ricevuta, come lo spiegano al partito che può avere un incarico». E allora De Luca cosa tratta a Roma? Visto che da quell’orecchio non ci sentono, forse sta cercando di evitare che in Campania saltino le primarie. E forse è l’unico che vuole andarsi a misurare il prossimo 22 febbraio con chiunque. «L’unica carta che può giocarsi» dicono fonti a lui vicine. «E poi anche con questa nuova ipotesi di legge regionale con uno sbarramento al 10% sarebbe da folli pensare di andare solo con le civiche».

Intanto Renzi, dopo i fatti di Ercolano, in Campania, a dire che forse sarebbe il caso di evitare le primarie manda addirittura quello che il settimanale L’Espresso ha definito “l’uomo dell’anno”: Raffaele Cantone. Come a dire: «Ragazzi se lo dice lui, non c’è partita».

E partita non c’è. E forse non ci sarebbe mai stata se per primo De Luca non avesse acceso i motori e conseguentemente insultando i giornali che lo vedevano già proiettato verso Palazzo Santa Lucia. Insulti tanto per fare scena, melina, fumo con la manovella, insomma alimentare l’inchiostro tanto per farsi leggere in giro in attesa di una investitura dall’alto che invece non è mai arrivata.

E allora qualcuno ha provato a farglielo capire. Prima con la candidatura della senatrice Angelica Saggese, poi la macchina da guerra dell’europarlamentare Andrea Cozzolino e poi l’investitura di una buona parte del partito a Gennaro Migliore e poi l’apertura alla coalizione e poi anche il socialista Marco Di Lello. E le primarie rinviate tre volte. Insomma, forse sarebbe bastato un proverbiale “stai sereno” di Matteo e la partita si sarebbe già chiusa da tempo.

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