De Luca si rafforza ma Renzi non ci sta

Il segretario nazionale va a Scampia e ignora vertici del partito e amministratori Il presidente smorza le polemiche: «Il suo è un gesto di attenzione per tutti noi»

SALERNO. Nei corridoi di Montecitorio i peones del Partito democratico, dicono, hanno tutti più o meno lo sguardo del Ragazzo morso da un ramarro del Caravaggio quando sentono parlare del movimento Campania Libera. Per i renziani sarà forse l’effetto delle parole che l’ex premier ha scandito domenica scorsa dalle pagine di Repubblica o la confusione – anche e soprattutto nazionale – che dilaga nei democrat, a far tenere un profilo basso a tutti gli altri. Intanto Matteo Renzi ieri è piombato a Napoli a pranzo da Paolo Siani – fratello del giornalista Giancarlo – pediatra e primario di chiara fama. «Ho ascoltato le sue considerazioni – scrive su Facebook l’ex premier – sui minori, sulla sanità, sulla povertà minorile, sulla necessità di scommettere sulla cultura e sull’educazione come presupposto della legalità». E poi ancora a Scampia con padre Fabrizio Valletti «Il mio governo – afferma – ha stanziato molti fondi per le periferie e ha messo a disposizione del Comune di Napoli le cifre per abbattere le famigerate Vele, ma non bastano i soldi. Occorre un progetto complessivo, perché le persone per ripartire ci sono».

Forse anche per questo, sempre ieri, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, così come accaduto per i fatti di Nola, nemmeno 24 ore dopo la convention di Afragola fa un passo indietro e spiega che l’incontro di lunedì aveva come tema solo il lavoro. Mentre invece «questa manifestazione è diventata su qualche organo di informazione, il lancio improvviso e insidioso del mio “partito personale”. Indifferenti al fatto che, da venti anni, contrasto l’idiozia dei partiti personali». Insomma De Luca si difende scaricando la responsabilità alle cattive penne che hanno raccolto le sue parole ad Afragola così come tutte le altre pronunciate prima e dopo la campagna referendaria. «Dal minuto successivo al voto referendario sono oggetto di tale attenzione, morbosa e falsificante. Niente da fare. È una battaglia persa quella per la serietà. Occorre rassegnarsi a pubblicare le registrazioni video e audio degli eventi cui si partecipa». E a proposito della visita a sorpresa di Renzi: «Rappresenta un gesto di grande attenzione e affetto per Napoli. Riconferma – dice De Luca – l’impegno a dare una mano alla città e alla Regione anche al di là delle elezioni o della campagna referendaria. Un bel gesto, fatto con discrezione, senza clamori a conferma del rapporto di amicizia con la città».

Se il governatore frena sulle ipotesi di “partito personale” a parlare di «nascita del movimento» è il consigliere regionale Luigi Bosco – gruppo Campania Libera – . «Parte ufficialmente il progetto di Campania libera» scrive in una nota il consigliere casertano, sottolineando che «il governatore Vincenzo De Luca ha inaugurato le attività del nuovo movimento». Bosco alza l’asticella scrivendo che «il nostro movimento in Terra di lavoro conta già oltre 150 amministratori, i quali hanno deciso di abbracciare il progetto consci della validità dello stesso. La forza che siamo riusciti ad acquisire grazie ad un capillare lavoro partito già diversi mesi fa sul territorio, ci permette di essere pronti a nuove e importanti sfide, come le imminenti elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale. Da oggi, tutti i gruppi consiliari di “Terra libera” cambieranno denominazione e si chiameranno “Campania libera”, così come è già avvenuto a Capua, Casagiove, Casaluce e Casapulla».

Qual è la verità? Perché il consigliere Bosco ha lavorato affinché molti amministratori del casertano cambiassero bandiera civica? Perché De Luca si affretta a smentire che non si tratta di un movimento? Se non è un “movimento”, cosa è Campania Libera?

Per alcuni la mossa del governatore è sembrata solo un modo «per dare maggiore visibilità al gruppo Campania Libera in Regione». Un modo insomma per farlo pensare e rimpolparlo con nuovi innesti da sinistra a destra, in vista di un rimpasto in Giunta del quale si parla da tempo con Mario Casillo (Pd) che scalpita per una poltrona.

Ma l’operazione Campania Libera sembra avere gli stessi contorni di quella, che alla vigilia delle Regionali, l’allora sindaco di Salerno varò come “piano B” in caso di mancata candidatura da parte del Pd. Prima ancora che il partito regionale, tra mille liturgie, sciogliesse i dubbi sulle primarie, il cerchio magico di De Luca si era già preparato a rafforzare le civiche. Che negli anni salernitani hanno rappresentato la cifra politica del governo De Luca. I manifesti di Campania Libera partirono ancora prima che si sciogliessero tutte le riserve in quella che per De Luca fu una battaglia elettorale contro tutto e tutti. Una battaglia combattuta con il coltello tra i denti soprattutto contro il suo stesso partito, quello che 48 ore prima del voto lo infilò nella lista degli “impresentabili” cercando di farlo cadere senza mai riuscirci.

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