Politica

De Luca, schiaffo dalla Consulta

Sono infondati i dubbi di incostituzionalità della legge Severino. A rischio gli atti del presidente della Regione

SALERNO. Potrebbe non accadere nulla – il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato assolto in Appello dal reato di abuso d’ufficio – ma potrebbe complicare la vicenda del giudice Scognamiglio. In ogni caso, la decisione di ieri, apre certamente un nuovo scontro politico. Ieri la Corte Costituzionele ha giudicato «infondate» le questioni sollevate sulla legge Severino, riguardanti in particolare la disciplina della sospensione dalle cariche di consigliere regionale, di presidente della Regione e di consigliere comunale, in caso di sentenza di condanna non definitiva.

Sospensione della sospensione. La questione si presentò già alla vigilia delle Regionali quando, sulla candidatura di De Luca alla carica di presidente, gli avversari rilanciavano sulla ingovernabilità dell’Ente sostenendo che “un minuto dopo la proclamazione il neo presidente sarebbe stato sospeso per effetto della legge Severino”. Il reato era quello relativo alla nomina del project manager nella progettazione del Termovalorizzatore di Salerno. Una figura non prevista che costò all’ex sindaco una condanna in primo grado, ribaltata da una assoluzione in Appello perché «il fatto non sussiste». Assoluzione che, però, è arrivata solo quando l’ex sindaco di Salerno si era già insediato in Regione. Sappiamo tutti come è andata. De Luca vinse quelle elezioni e fu realmente sospeso dalla carica ma presentò ricorso al Tribunale di Napoli che decise di “sospendere la sospensione” consentendo al neo presidente di insediarsi. I giudici partenopei, infatti, ritennero non manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionali sollevate da De Luca. Il Tribunale non solo lo mise in sella alla Regione ma si riservò di decidere solo dopo una pronuncia della Consulta sulle legittimità costituzionale delle norme della Severino. Un ruolo chiave lo ebbe la giudice Anna Scognamiglio, relatrice del provvedimento. Lei, il marito Guglielmo Manna, e l’allora capo della segreteria di De Luca, Nello Mastursi, sono coinvolti in un’inchiesta in cui si ipotizzano nomine di favore in cambio di un pronunciamento favorevole all’ex sindaco di Salerno.

La battaglia legale. A mettersi di traverso in merito a quella decisione fu il segretario provinciale di Sel-Sinistra Italiana, Franco Mari che insieme con l’avvocato Arnaldo Migliono, diffidarono il Tribunale di Napoli perché il decreto che fu emesso, «rischia – spiegava a luglio dello scorso anno l’avvocato Miglino – di aggravare la situazione istituzionale e amministrativa». Aggiungendo che «l’emanazione di provvedimenti d’urgenza contro norme esistenti in attesa di vederle annullate dalla Corte Costituzionale non è prevista espressamente. Pertanto, qualora la Corte dovesse ritenere legittima la legge Severino, i provvedimenti emanati da De Luca potrebbero essere considerati invalidi e illegittimi da altri giudici che in futuro dovessero occuparsene. E sarebbe il caos».

Il valzer della Corte. La legge cosiddetta Severino, dal nome dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino, prevede una serie di misure per amministratori e politici che incorrano in condanne per determinati reati, compresa la sospensione per l’abuso d’ufficio, anche se la condanna non sia passata in giudicato. Il 20 ottobre 2015 la Corte aveva già esaminato la legge sulla scorta di un ricorso che coinvolgeva il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: quel ricorso fu rigettato e la legge Severino dichiarata legittima. Questa volta, invece, a chiedere il vaglio della Consulta erano stati la Corte d’appello di Bari, per la posizione di un consigliere regionale, Fabiano Amati (Pd), e il tribunale di Napoli, per il caso De Luca. Amati era stato sospeso dalla carica per una condanna a un anno e otto mesi con pena sospesa per abuso d’ufficio e falso, ma impugnò la sospensione fino in Corte d’appello, e i giudici di secondo grado la congelarono rinviando gli atti alla Corte Costituzionale. Così come accadde per De Luca.

I nuovi scenari. L’avvocato Miglino aveva preannunciato il caos, sarà così? «Intanto la Corte Costituzionale ha riconosciuto i meriti della nostra battaglia legale e per me – commenta l’avvocato cilentano – è motivo di grande soddisfazione». Ora continua Miglino «il Tribunale di Napoli dovrà ritornare sui suoi passi e questa cosa sicuramente determinerà effetti nuovi anche sul piano giuridico». Anche il gruppo dei grillini alla Regione si unì alla battaglia attraverso l’avvocato Stefania Marchese. Ieri, alla notizia della sentenza, il capogruppo alla Regione, Valeria Ciarambino ha commentato: «De Luca è stato come un moribondo tenuto in vita artificialmente, un miracolato per grazia ricevuta, grazie a una sospensiva della sospensione scaturita, che alla luce del pronunciamento odierno non andava concessa. La sentenza è uno schiaffo a uno sceriffo senza stella che pensa di essere al di sopra della legge. Magari fosse arrivata prima!».

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