De Luca resta in sella Si attende la Consulta

I giudici del Tribunale di Napoli non revocano la sospensiva del 2 luglio Ciarambino: «Continua la telenovela». Caldoro: «Una scelta annunciata»

SALERNO. «Confermo la mia assoluta serenità e, come sempre, il pieno rispetto per la magistratura e la sua autonomia. Continuerò a lavorare al servizio della comunità, senza farmi distrarre da vicende che a volte hanno come unica ragione la strumentalità politica». Il governatore Vincenzo De Luca resta in carica. La prima sezione civile ha depositato l’atteso provvedimento sul presidente della Regione. L’ex sindaco resta in sella perché il collegio (presidente Carlo Imperiali, giudice relatore Umberto Antico, a latere Roberta Di Clemente) non ha revocato la sospensiva concessa dal Tribunale il 2 luglio scorso. I giudici sospendono la decisione sul ricorso degli avvocati del governatore della Campania fino a quando non si sarà pronunciata la Consulta sui profili di legittimità della stessa legge Severino.

Una «telenovela» sentenzia la Ciarambino dei 5 Stelle, per la quale: «Questa estenuante partita a ping pong non fa altro che far precipitare ancora di più la Campania nel caos. Il vero peccato originale è stato candidare De Luca, condannato in primo grado per abuso d’ufficio e sotto processo per altre vicende, alla carica di governatore». L’ex governatore Stefano Caldoro, lascia la sua considerazione ad un tweet, scrivendo: «Un altro rinvio? Scelta annunciata. Grande preoccupazione per stabilità e credibilità politica in Campania». Il più critico è Serverino Nappi, vicecoordinatore regionale di Forza Italia che commenta: «L’alfabeto di De Luca è un modo per ricordare, in pillole, la grottesca vicenda, umana, politica e giudiziaria di questo signore, presidente della Regione Campania ad ogni costo. Una carrellata delle promesse non mantenute, delle bugie agli elettori, delle “clientele” e dei problemi giudiziari che, dopo pochi mesi, stanno già compromettendo la stabilità e la credibilità della nostra terra. Una rubrica quotidiana che si trasforma in una campagna social per meditare sui guasti della cattiva politica e tenere alta l’attenzione di tutti. L’invito è anche a segnalare le cose che non vanno, proponendo la propria “lettera”».

Critico anche l’avvocato Salvatore Di Pardo, costituitosi in giudizio in opposizione al ricorso di De Luca e in rappresentanza di alcuni ex consiglieri del centrodestra. «Il Tribunale di Napoli - ha spiegato Di Pardo - non ha deciso la causa ed aspetta una nuova pronuncia della Corte Costituzionale che, sostiene sempre il Tribunale, potrebbe anche cambiare idea. A me sembra un’ipotesi improbabile, non argomentata, e che non giustifica il permanere in carica di un soggetto privo dei requisiti di legge». Soddisfazione invece è stata espressa dai legali di De Luca. Per l’amministrativista Lorenzo Lentini: «L’ordinanza spiega due cose importanti: anzitutto che con l’invio degli atti alla Consulta il processo di merito è sospeso per legge, poi che non sussistono i presupposti per revocare le misure cautelari. Pertanto il giudice riconosce l’esistenza delle stesse premesse che avevano giustificato l’adozione della misura cautelare, vale a dire la sospensione della sospensiva». Ma il centrodestra insiste.

Il presidente del gruppo di Forza Italia del Consiglio regionale, Armando Cesaro divide le questioni: «De Luca è stato eletto e deve governare perché il popolo è sovrano. Le altre questioni le lascio a chi ne ha competenza. Diversa è invece la valutazione politica sulla sua azione di governo, sulla incapacità di incidere al di là dei proclami, sulla carenza di trasparenza. Fatti per i quali De Luca non andrebbe sospeso ma bensì mandato direttamente a casa».

L’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello invece: «La legge Severino vale e si applica al momento solo a Silvio Berlusconi. Aspettiamo che la Corte costituzionale con celerità si esprima sul punto. Questa incertezza delegittima le istituzioni». Critiche a parte De Luca, nell’esprimere «gratitudine e apprezzamento ai magistrati di Napoli» commenta: «Sono stati indifferenti a pressioni e condizionamenti di varia natura affermando semplicemente le ragioni dello stato di diritto».

La vicenda giudiziaria, lo ricordiamo, nasce da una condanna (un anno di reclusione e la sospensione dai pubblici uffici) inflitta all’allora sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, al suo capo staff - nominato project manager - Alberto Di Lorenzo e al dirigente Domenico Barletta nell’ambito dell’inchiesta sul termovalorizzatore di Salerno. Il cui processo d’appello inizierà immediatamente dopo la pausa natalizia, il prossimo 8 gennaio. Un processo, questo, che insieme alla decisione della Consulta, sarà chiave per sciogliere tutti i nodi sulla Severino.

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