De Luca mobilita il Pd per il Sì

Assemblea degli amministratori sul referendum, chiesto sforzo straordinario per raccogliere le firme

La campagna elettorale per il referendum è già iniziata. E dopo che Piero De Luca, il primogenito del presidente della Regione, ha affiancato i giovani dem per promuovere il “sì”, ieri è stato il turno del padre. Vincenzo De Luca, infatti, tramite il segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi, ha convocato le truppe del Partito democratico presso la sala Vietri del Grand Hotel Salerno. Più di 200 esponenti del Pd, tra sindaci, assessori, consiglieri comunali e segretari di circolo, provenienti dalla città capoluogo e da tutta la provincia, hanno risposto presente alla chiamata alle armi. Tra i tanti anche i primi cittadini di Bellizzi, Cava de’ Tirreni, Minori e Agropoli (Mimmo Volpe, Vincenzo Servalli , Andrea Reale e Franco Alfieri ). E De Luca, per circa un’ora, com’è suo solito, ha tenuto banco. È stato l'unico a prendere la parola, con al fianco Landolfi, parlando alla platea di amministratori, dando lezioni di politica e tracciando le linee programmatiche da seguire nei prossimi mesi.

Il primo obiettivo, comunque, è già stabilito ed è il primo passo verso la consultazione popolare di ottobre: raccogliere quante più firme possibile per il referendum. E, pure in questo caso, il governatore ha dimostrato di avere le idee ben chiare. Perché ha sgranato, come in un rosario, i numeri minimi, che ogni Comune della provincia a guida Pd, dovrà raggiungere. E tutti in brevissimo tempo. Perché il tempo stringe e le firme dovranno essere inviate a Roma entro il prossimo week end e, dunque, non si può tergiversare.

Tradotto dal politichese, De Luca, in pratica, ha chiesto di dare una dimostrazione di forza e di compattezza, per far capire come il Pd nel Salernitano sia vivo e vegeto e non in auge solo a Salerno. Del resto De Luca ha fatto capire come l’esito della consultazione popolare sarà anche un test per il governo. E, in caso di vittoria del no, Matteo Renzi potrebbe dimettersi e l’Italia trovarsi di fronte ad una crisi di proporzioni catastrofiche.

«Se viene sconfitto il premier – ha ammonito De Luca – anche l'Italia potrebbe uscire dall’Europa, come successo in Inghilterra. E le conseguenze sarebbero inimmaginabili».

Al centro del discorso del presidente, tuttavia, non c’è stato solo il referendum. De Luca, difatti, ha fatto anche una disamina del voto post elezioni amministrative e non ha risparmiato finanche qualche critica all’attuale governace nazionale del Partito democratico. «Manchiamo di una nostra ideologia – ha spiegato – ed è questo che ci differenzia attualmente dal Movimento 5 Stelle». Proprio per questo ha invitato i responsabili locali del Pd a essere più attenti alle esigenze dei terrori e dei cittadini, e a non creare distacco con gli elettori. Un po’ quello che è successo al Pd nelle grandi città, probabilmente, ha sostenuto De Luca, pure a causa della mancanza di un segretario nazionale a tempo pieno. «Questo è un aspetto che può aver danneggiato il partito», ha evidenziato ilpresidente della Regione.

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