REGIONALI IN CAMPANIA

De Luca conquista il Plebiscito"Sarà una nuova Primavera"

De Luca vince la sfida della piazza e gremisce il Plebiscito. Centomila presenze per gli organizzatori, quarantamila secondo la questura, ad assistere al suo comizio a Napoli. De Luca tocca le corde della militanza e dell’impegno sociale, propone di voltare pagina per una “Nuova primavera” e sbeffeggia l’avversario Caldoro. Dal palco ringrazia Bassolino, che assiste all’evento confuso nella folla insieme al sindaco Iervolino. Cita Berlinguer, le radici della sinistra, per la lotta ai clan ringrazia Saviano

NAPOLI. Sul palco Vincenzo De Luca è solo. Nessun simbolo di partito, nessun alleato, solo una promessa: “Cambierà tutto”, a caratteri cubitali sullo sfondo blu scelto come colore dominante della campagna, e un’altra parola, “lavoro”, che campeggia sui paramenti verticali ai lati del proscenio. Davanti a lui una piazza del Plebiscito gremita di almeno cinquantamila persone. Più di centomila presenze per gli organizzatori, quarantamila per la Questura, comunque un colpo d’occhio impressionante di teste e bandiere. Il sindaco partito da Salerno vince la sfida, riempie il Plebiscito e infiamma i suoi spaziando dal programma (sviluppo, sanità, trasformazione urbana) ai temi nazionali contro il Governo Berlusconi, sino all’attacco frontale all’antagonista Caldoro e alla sua coalizione.
«E’ una piazza che dà i brividi» esordisce emozionato, iniziando con un saluto al presidente Napolitano e al cardinale Sepe e chiudendo con un richiamo alla  militanza che cita da Berlinguer a Pertini, da Falcone a Borsellino, e rispolvera i valori della solidarietà sociale e della giustizia. «Ci siamo ritrovati in questa piazza, dove batte un cuore solo, in nome di una comune umanità. Noi siamo quelli che si commuovono di fronte a una madre con il cappotto consumato, quelli che si ribellano all’ingiustizia, noi siamo quelli che hanno imparato a respirare il dolore del mondo». Promette guerra alle clientele e attacca sulla camorra, citando la candidata Annamaria Torre, figlia dell’assassinato Marcello, e ringraziando lo scrittore Saviano, «per la sua battaglia civile».
Bassolino e il sindaco Iervolino ci sono ma restano in piazza, lontani dalla ribalta, circondati da uno sventolio di bandiere Pd. De Luca ringrazia il presidente uscente «per il lavoro fatto in questi anni e per la sobrietà, la discrezione e la generosità con cui ha favorito questa fase di rinnovamento.  Noi abbiamo deciso di voltare pagina - precisa - non perché dobbiamo cancellare il passato (valorizzeremo e rispetteremo le cose positive fatte) ma abbiamo deciso di aprire un’altra stagione politica». Una stagione di cui cita due capisaldi: la liberazione della sanità dai politicanti e la sburocratizzazione: «Non voglio più sentire un funzionario regionale che, dopo due mesi, mi dice che la pratica “è in istruttoria”. Io lo butto dalla finestra». Rivendica per sé il vessillo del rinnovamento sventolato dai suo avversari, «che hanno avuto lo stomaco di presentarsi con una coalizione che va da De Mita a Mastella, da Di Donato a Pomicino». Affonda sui volti “nuovi” del centrodestra citando Cosentino e soprattutto Cesaro, presidente della Provincia di Napoli: «Un essere che a definirlo umano si fa un oltraggio alla biologia, un uomo in guerra da decenni con la grammatica, uno sterminatore di congiuntivi, uno che i concittadini chiamano Gigino la polpetta. «Avremmo vergogna - incalza - a mettere la regione in quelle mani». Ne ha anche per Caldoro: «Uno che si dice socialista e fa la campagna elettorale con Storace». E aggiunge:  «Va in giro sempre accompagnato da una balia. Giovedì mi ha fatto tenerezza, era immobile al fianco di Berlusconi, come un pastorello di San Gregorio Armeno. Vale per lui quello che diceva Churchill: “è arrivata macchina, si è aperta la portiera e non è sceso nessuno, era Caldoro”». E visto che che gli aveva dato del codardo per le assenze ai confronti tv, De Luca lo sfida, gli dà due appuntamenti («giusto per regalarmi un’ora di effimero») e dice: «Può venire anche con Emilio Fede». Infine l’appello ai suoi: «Ognuno viva questa battaglia come la battaglia della vita. Se sarà così vinceremo, e sarà una nuova primavera per la Campania, per l’Italia e per i nostri figli».
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