Politica e giustizia

De Luca cambia legale, processo verso il rinvio

Per l’Appello sul termovalorizzatore arriva il professore Andrea Castaldo. Slittamento necessario per consentire all’avvocato lo studio degli atti

SALERNO. Mossa a sorpresa quella del governatore Vincenzo De Luca che mette in panchina l’avvocato Antonio Brancaccio e piazza al centro della difesa, il professore Andrea Castaldo. Una abile mossa, che a meno di dieci giorni dalla celebrazione del processo d’Appello sul termovalorizzatore - quello che lo ha condannato in primo grado per abuso d’ufficio, incastrandolo con l’affaire Severino -, consente al presidente della Regione Campania di far slittare nuovamente la data del processo. Il motivo è quello di consentire al nuovo legale di studiare le carte.

Chi è Andrea Castaldo? Napoletano, docente all’università di Salerno, Goffredo Locatelli, giornalista de “la Repubblica” nel 2009 lo definì «un’autorità in materia di criminalità economica». Tra i clienti di Castaldo anche Antonio Laudati, l’ex capo della procura di Bari implicato nello scandalo escort che vide coinvolto l’imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini e l’ex premier Silvio Berlusconi. Lo stesso che oggi è sostituto alla corte d’Appello di Roma, quella che ha giurisdizione sui giudici napoletani indagati

L’odissea giudiziaria inizia il 21 gennaio quando a Salerno i giudici della seconda sezione penale condannano l’allora sindaco di Salerno, Alberto Di Lorenzo (suo capo staff al Comune) e il dirigente comunale Domenico Barletta alla pena di un anno per concorso nel reato di abuso d’ufficio. Una nomina, scrissero poi i giudici nelle motivazioni, «silente» la cui spiegazione «va rinvenuta nel fatto che, in quella sede e in quella situazione, ogni parola aggiunta avrebbe aumentato il rischio di rendere il provvedimento ulteriormente attaccabile e censurabile». Il pm Roberto Penna fu molto chiaro spiegando che la figura del project manager non è prevista dal codice degli appalti, ma sarebbe stata solo un doppione del più noto responsabile del procedimento che, tra l’altro era stato già individuato nell’ingegnere Domenico Barletta.

Una condanna piovuta su De Luca prima delle elezioni regionali e che lo mise nella condizione di subire anche gli effetti della legge Severino. Il dibattito-tormentone oramai dura da un anno. I primi a sospenderne gli effetti furono i giudici del Tribunale amministrativo di Salerno, che il 26 gennaio, con decreto cautelare del presidente Amedeo Urbano, sospesero l’efficacia del decreto di sospensione emesso dalla Prefettura lasciando De Luca saldamente seduto sulla poltrona di sindaco di Salerno.

Una situazione che si determinerà più volte. Il 26 giugno fu lo stesso premier Matteo Renzi a provare a metterci un punto firmando il decreto di sospensione. Ma tre giorni dopo i legali del neo governatore depositarono un ricorso in Tribunale invocando l’incostituzionalità della legge Severino per eccesso di delega.

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