L'INTERVISTA

De Iesu: «Derby farsa a Salerno? Rifarei tutto»

L’ex questore torna sul divieto d’ingresso all’Arechi ai tifosi molossi: «Decisivi gli scontri avvenuti in precedenza»

NOCERA INFERIORE-  «Gestii una situazione molto complessa. Ma rifarei esattamente ciò che ho fatto». Antonio De Iesu , ex questore di Salerno ed attuale commissario prefettizio ad Eboli, ricorda la difficile decisione che prese vietando ai tifosi della Nocerina di accedere allo stadio Arechi per l’incontro con la Salernitana. La partita, poi sospesa dopo appena 21 minuti di gioco, sarebbe finita poi al centro di un lungo processo conclusosi solo l’altro ieri con la prescrizione. Il derby “incriminato” risale al 2013. Tra rinvii di varia natura, infatti, sono trascorsi i sette anni concessi dalla legge per i reati commessi in concorso. Sono 23 gli ultras che hanno dovuto affrontare il giudizio. Una vicenda che di fatto non ha avuto una vera conclusione. Ma quella partita, per entrambe le squadre, è rimasta un pessimo ricordo.

Cosa accadde esattamente?

Salernitana e Nocerina non si affrontavano da 18 anni. C’erano forti turbolenze. La Nocerina era l’ultima in classifica, giocava per la salvezza. Le due tifoserie non si sono mai amate. Ma quella volta c’era un precedente pericoloso di cui allora non potei parlare apertamente, che mi indusse al provvedimento.

Lo rifarebbe?

Senza esitazioni. Sono tuttora convinto di aver evitato un disastro. Adesso posso raccontare. Un mese e mezzo prima circa, un gruppo di altri tifosi fu attaccato dai un lancio di pietre e non solo dai supporters molossi. Addirittura tirarono loro dei televisori. A seguito di quegli scontri furiosi, che non documentammo con immagini, furono emesse 16 ordinanze di custodia cautelare. Una di queste riguardava un personaggio che poco dopo fu addirittura ucciso per fatti di camorra. Ero convinto che consentire l’accesso agli ultras avrebbe scatenato il pandemonio. Trasmisi tutte le informative alla Procura e alla Prefettura. Perciò venne emanato il divieto.

Ma poi ci furono le intimidazioni che portarono al processo.

Già. I tifosi andarono all’albergo dove stavano i calciatori. Documentammo anche quello. Li minacciarono pesantemente. Allora erano tutti giovani calciatori. Spaventati tanto che quando fu il momento di entrare in campo nessuna delle due squadre voleva giocare. Così cominciarono a simulare cadute e incidenti. Fino a quando la partita non venne sospesa. Se avessimo consentito ai tifosi nocerini di venire all’Arechi ci sarebbe stata una guerriglia.

Cosa pensa dell’intervenuta prescrizione?

L’indagine fu complessa. Il processo non l’ho seguito. E comunque da uomo di legge non posso commentare sentenze.

Stefania Battista