il fattore clima

De Falco: «Non sfruttiamo le risorse che abbiamo»

SALERNO. No, non basta che ci sia molto spesso il sole. Il fatto che la provincia di Salerno abbia conquistato la diciannovesima posizione, in quanto al fattore clima, su una graduatoria di 110...

SALERNO. No, non basta che ci sia molto spesso il sole. Il fatto che la provincia di Salerno abbia conquistato la diciannovesima posizione, in quanto al fattore clima, su una graduatoria di 110 territori, non l’ha salvata dallo spronfondare nel fondo della hit sulla qualità della vita stilata da “Il Sole 24 Ore”. «Non siamo ancora capaci di sfruttare al meglio le nostre risorse», taglia corto Adriano De Falco del circuito Aseas che riunisce una trentina di titolari e gestori di bed & breakfast. «Che il turismo funzioni tra maggio-ottobre è quasi scontato, bisognerebbe invece lavorare per incentivare le presenze in quelli che sono canonicamente periodi morti, come novembre, febbraio o marzo». De Falco punta al turismo nordeuropeo: «Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio dove anche i mesi più freddi possono regalare splendide giornate di sole. Per chi vive quotidianamente a meno dieci gradi, arrivare da queste parte e trovarne dodici o quindici è un grande vantaggio. Invece ci concentriamo solo sui mesi classici, senza lavorare, sinergicamente con le istituzioni, per una destagionalizzazione che creerebbe invece un solido indotto». Estate a parte, finito il carrozzone delle Luci d’artista, il turismo salernitano si prepara a tre mesi da requiem: «Ed è un peccato, perché si potrebbe lavorare per creare un turismo congressuale o legato alla salute e al benessere, capace di reggere tutto l’anno o di crescere fuori stagione, grazie a una politica di prezzi più bassi», sottolinea De Falco. Se infatti gli italiani scelgono di spostarsi solo tra luglio e agosto per concedersi le vacanze, gli stranieri, soprattutto quelli provenienti dai paesi del Nord, prediligono mesi meno caotici, caratterizzati da temperature in ogni caso più miti rispetto a quelle a cui sono abituati. E portano ricchezza, tant’è che la provincia di Salerno è al ventiseiesimo posto nella classifica relativa alla spesa effettuata nei territori visitati. «Su questo incide molto la costiera amalfitana: Ravello, Positano e Amalfi, attraverso una politica elitaria, hanno da sempre un turismo di livello – spiega l’operatore turistico – Il Cilento, invece, dimostra di non avere fiuto: la maggior parte delle strutture chiude i battenti a settembre, mentre potrebbe avere un appeal tutto l’anno». Quello che manca, è «una sinergia con gli enti locali. A Salerno città prima c’era, perché avevamo un assessore al ramo. Adesso è tutto molto più complicato, è venuta meno quella rete che si era creata e che poteva portare risultati molto concreti a tutto il comparto. Bisognerebbe fare di più per ricostruirla».

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