Dati truccati, personale Arpac a giudizio 

In otto, tra dirigenti e impiegati, dovranno affrontare un processo con le accuse di falso ideologico e abuso d’ufficio

A processo i tre dirigenti e i cinque impiegati Arpac che avrebbero alterato i risultati delle ispezioni alle fonderie Pisano. A decidere il rinvio a giudizio è stato ieri il gup Renata Sessa. Per gli otto imputati le accuse vanno dal falso ideologico all’abuso d’ufficio. Il processo di primo grado sarà incardinato il prossimo 1 ottobre dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Salerno. Le indagini si riferiscono ai rilievi fatti nell’azienda di Fratte nel corso del 2013. A giudizio sono chiamati Vittorio Di Ruocco, dirigente responsabile dell’area territoriale Arpac dipartimento di Salerno; Gianluca Scoppa, dirigente dell’unità operativa Suoli, rifiuti e siti contaminati; Maria Rosaria Della Rocca, dirigente dell’unità operativa Aria e agenti fisici; gli impiegati Cosimo Maiorino Balducci, Lucio Ferrara, Giancarlo Germano, Rocco Laezza e Gerardo Risolo. Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Michele Tedesco e Carlo Di Ruocco.
L’inchiesta è una costola di quella sul presunto inquinamento prodotto dall’opificio di via Dei Greci. A indagare sui dati a disposizione dell’Agenzia per l’ambiente di Salerno sulle emissioni nell’aria delle Fonderie Pisano è stato il pool di magistrati che, due anni fa, nel pieno delle contestazioni dei comitati di cittadini per la salute, intese accertare la regolarità dei controlli che l’Arpac di Salerno aveva eseguito negli anni precedenti. Quelli erano i giorni in cui si discuteva della legittimità dell’autorizzazione Aia e del rispetto della normativa antincendio e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. In seguito ai sospetti di dati “viziati” sulle emissioni nell’ambiente, fu dato mandato all’Arpac di Caserta di effettuare le successive ispezioni per i rilievi ambientali. Era il novembre 2015. E da quelle verifiche emerse, secondo l’accusa, che gli odierni imputati avevano omesso nei verbali le disposizioni da seguire per le violazioni riscontrate e non avevano calcolando in modo corretto l’ammontare delle sanzioni. In altre parole, non avrebbero riportarono fedelmente quanto accertato nei loro controlli. Ai dipendenti Arpac si contesta, tra l’altro, di avere certificato l’attuazione delle Bat (Best avaliable techniques), ossia delle migliori tecnologie in grado di garantire bassi livelli di emissioni inquinanti, mentre i controlli li avrebbero smentiti sia riguardo al funzionamento delle cappe che per il sistema di raccolta delle acque e lo smaltimento dei rifiuti. Si tratta, ovviamente, di accuse che dovranno trovare conferma o smentita nel corso del dibattimento, in cui accusa e difesa si fronteggeranno a colpi consulenze per chiarire gli aspetti tecnici della vicenda.
Massimiliano Lanzotto
©RIPRODUZIONE RISERVATA