Daouda Niang a De Luca: «Cafone è lei»

Il presidente della comunità senegalese replica al governatore e annuncia un altro corteo in città

La vertenza tra il Comune e gli ambulanti della comunità senegalese, alla ricerca di un nuovo spazio per il loro mercato dopo lo sfratto dal sottopiazza della Concordia è in stallo. Tace la Prefettura dove avrebbero dovuto tenere una riunione di confronto e rimane silente il presidente della Regione Vincenzo De Luca, al quale gli ambulanti avevano chiesto una mediazione. Per questa ragione, provano a smovere le acque e si preparano a una nuova manifestazione. «Questa volta chiamiamo a raccolta tutti i senegalesi che si trovano in Campania e in Italia», spiega il presidente dell’associazione senegalesi di Salerno Daouda Niang che ribadisce: «L’Amministrazione comunale ha sempre risposto in maniera negativa a tutte le soluzioni che abbiamo proposto. Ci starebbe bene anche andare sul lungomare Marconi, ma visto che noi lavoriamo per sopravvivere e quella zona non è particolarmente frequentata, potremmo pensare ad una soluzione integrata: dal lunedì al venerdì al lungomare Marconi e nel fine settimana sul lungomare Trieste». Non solo, perché i senegalesi salernitani respingono al mittente anche le accuse che sono arrivate dal governatore campano che li ha coinvolti nella sua personale battaglia contro i cafoni, apostrofando così il presidente Daouda, accusato anche di essere un violento. Per questo, il rappresentante della comunità senegalese ha preso carta e penna e ha risposto con una lettera indirizzata al presidente De Luca. «Cafone – scrive – è chi giudica una persona senza conoscerla. Se solo mi conoscesse meglio, saprebbe che vivo in Italia da più di 17 anni. Cafone è chi si nasconde dietro degli incapaci che ci stanno togliendo un diritto costituzionale: il lavoro. Proprio a noi che viviamo in questa città da più di 30 anni. Cafone è chi toglie lavoro ai poveri ambulanti preferendo un parcheggio per pochi ricchi. Cafone è chi non riconosce la democrazia interna e l’autodeterminazione della nostra comunità che alterna i suoi presidenti. Il cafone è chi non ha persone responsabili al suo fianco che hanno fatto fallire 3 mercatini etnici. Il cafone è chi non sa che è finito il tempo di dire sì a tutto: ora pretendiamo i nostri diritti. Cafone – insiste il presidente dei senegalesi - è chi non sa che viviamo da più di 30 anni a Salerno, città che amiamo più di lei, caro presidente. Una città che rispettiamo più di chiunque, siccome nessuno di noi ha mai venduto droga ai suoi figli, nessuno ha mai rubato, né ha mai chiesto elemosina. Cafone è chi non sa che le manifestazioni pacifiche sono parte integrante della democrazia. Cafone è chi pensa di mandarci via: noi siamo qui legalmente e Salerno non è di sua proprietà. Cafone è chi si proclama nostro amico e poi ci pugnala alle spalle. Cafone è chi si fotografa con i nostri figli e poi non vuole accogliere anche i loro genitori. Cafone è chi si circonda di persone maleducate che ci hanno chiamati “negri di merda”. Questa Salerno non è quella che conosciamo» conclude la missiva.
Eleonora Tedesco
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