Danni provocati dai cinghiali Il Parco concede gli indennizzi 

Circa quarantamila euro di risarcimento ai proprietari che hanno visto distrutta la produzione Ma il fenomeno resta irrisolto: si punta sui 250 seleconduttori per tentare di arginare l’emergenza 

VALLO DELLA LUCANIA. Il Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha provveduto a riconoscere indennizzi per danni da fauna selvatica per diverse migliaia di euro. Si tratta di denunce presentate, per lo più da proprietari di terreni ai quali i cinghiali hanno danneggiato le colture, nel periodo compreso tra giugno e ottobre scorsi per un totale di circa 40mila euro. Restano un grosso problema gli ungulati che sono in numero sempre maggiore e creano notevoli disagi. Specie nel periodo estivo, i cinghiali si spingono fino nell'ambito cittadino alla ricerca di acqua e cibo creando spesso incidenti stradali, devastando le colture, frutto del duro lavoro degli agricoltori. Questi citano in danno il Parco che, nella maggior parte dei casi e in maniera sistematica, è soccombente.
La nuova presidenza dell'Ente Parco è mutata da oltre un anno ma nulla è cambiato sulla vicenda, con tutti i disagi che ne conseguono. Ma il percorso, iniziato da diverso tempo, per combattere il fenomeno sembra essere a buon punto. Nel frattempo l’Ente ha attivato un corso di formazione per meglio valutare i danni compiuti dai cinghiali ai privati al fine di ottemperare agli indennizzi. A prendere parte a tali corsi, che verranno avviati a breve, saranno i carabinieri forestali e alcuni dipendenti dell'Ente. Si sta lavorando per arginare il problema legato all’emergenza cinghiali. Negli scorsi mesi sono state operate le selezioni per i selecontrollori, quindi si sono tenuti i corsi abilitanti, che si sono conclusi qualche settimana fa.
Sono stati, in particolare, 250 i selecontrollori che sono prossimi ad avere conferma di abilitazione per i quali l’Ente sta procedendo a controllare il casellario giudiziario, al fine di verificare le autocertificazioni prodotte dai partecipanti ai corsi. Una volta giunto l’ok, si potrà dare il via all'abbattimento selettivo che sarà compiuto in collaborazione con i carabinieri forestali. Sarà avviato un sistema di coordinamento che fornirà, in ogni occasione, ai selecontrollori informazioni in merito a dove recarsi e il numero di capi da abbattere. Questo in funzione delle aree maggiormente soggette alla presenza di cinghiali.
Una volta abbattuti, i cinghiali verranno pesati, quindi verranno sottoposti a controllo da parte dei veterinari Asl e ceduti a coloro che si occuperanno di venderli al consumatore finale, che sia privato o attività commerciali, agriturismi o simili. «Dopo il progetto pilota - spiega il presidente dell'Ente Parco, Tommaso Pellegrino - autorizzato alcuni mesi fa a Pollica con i recinti di cattura, partiremo con un progetto sperimentale, attivando altri recinti di cattura, nelle aree dove si registra la maggiore presenza di ungulati». Resta aperta la possibilità per i privati di installare reti elettrificate per evitare gli ingressi. Ma per andare a regime saranno necessari altri mesi.
Andrea Passaro
©RIPRODUZIONE RISERVATA .