Dalla Regione arriva il sì al ripristino di Coda di Volpe 

Via libera alla rifunzionalizzazione dell’impianto Nel depuratore erano state stoccate le ecoballe

La Regione esclude il progetto del depuratore di Eboli dalla procedura di Valutazione di impatto ambientale e dà l’ok alla Valutazione di incidenza appropriata, nell’ambito del piano di riqualificazione dell’area dove insisteva la discarica, ormai svuotata dalle ecoballe. Il decreto dirigenziale della direzione generale per l’ambiente, la difesa del suolo e l’ecosistema dà così il via libera al progetto di ripristino e rifunzionalizzazione dell’impianto di Coda di Volpe, ma con alcune prescrizioni da adottare in corso d’opera e nella fasi sia di esercizio, sia immediatamente precedente che di dismissione dell’opera.
Ci sono «gli opportuni provvedimenti al fine di limitare al massimo le interferenze con le infrastrutture esistenti» e «le misure di monitoraggio controllo e mitigazione previste nello Studio preliminare ambientale e sue integrazioni». Ma non solo. «Al fine di accertare l’attendibilità delle stime previsionali di impatto acustico effettuate e di verificare il rispetto dei limiti di zonizzazione acustica - si legge - successivamente alla messa in esercizio dell’impianto di depurazione, dovrà essere effettuata una campagna di rilievo del rumore prodotto dalle sorgenti sonore specifiche di cui sarà dotato l’impianto». In merito al «potenziale impatto odorigeno e delle emissioni in atmosfera» si dovrà predisporre «un piano di monitoraggio e controllo finalizzato a verificare il permanere delle condizioni previsionali di progetto delle emissioni in atmosfera e delle odorigene».
In materia ambientale gli uffici regionali decretano anche un altro provvedimento relativo alla zona industriale di Eboli. Si esclude, infatti, dalla procedura di Valutazione di impatto ambientale, anche l’ampliamento di un impianto di trattamento rifiuti speciali non pericolosi, provenienti dalle attività di costruzione e demolizione di scavi e movimento terra. Il progetto, proposto dalla ditta Mastromarino Antonio, è destinatario di alcune condizioni. «Al fine di limitare l’impatto paesaggistico e visivo, dovrà prevedere la realizzazione di una barriera continua di separazione - afferma la Regione - dalle proprietà confinanti attraverso un’idonea recinzione che consenta di schermare le emissioni generate in fase di esercizio dell’impianto integrando le recinzioni esistenti con opportune reti o teloni, l’impatto visivo dell’intera recinzione andrà limitato mediante l’apposizione di piante ad alto fusto del genere Cupressus lungo tutto il perimetro della stessa». Inoltre va «assicurato il costante abbattimento delle polveri generate dalle attività lavorative e da quelle sollevate dalla circolazione degli automezzi impegnati per il carico e lo scarico del materiale in entrata e in uscita; devono essere predisposti tutti i presìdi tecnici e gestionali atti a prevenire o ridurre la formazione di polveri durante le fasi di movimentazione e lavorazione dei rifiuti, in modo particolare nelle aree esterne».
A lavori terminati l’azienda sarà tenuta a verificare il livello di contaminazione delle aree interessate e ad eventuale messa in sicurezza.
Gianmaria Roberti
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