Dalla piazza s’alza forte un grido: pace

A Salerno cristiani, musulmani, indù e buddhisti hanno accolto l’invito di papa Francesco e hanno pregato insieme

SALERNO. Tutti uniti per la pace nel mondo, indipendentemente dal credo religioso e dall’appartenenza etnica. Salerno accoglie l’invito di papa Francesco e celebra la giornata di preghiera e di digiuno, per innalzare un’ode a Dio, scongiurare che si scatenino altre guerre nel mondo ed evitare che scorra altro sangue innocente. Così, in piazza San Francesco, non a caso nel luogo che porta il nome del Santo a cui si è ispirato il Pontefice, si sono riuniti, ieri sera, tutti i fedeli, accomunati da un unico desiderio: pregare affinché la guerra in Siria termini e, soprattutto, che lo spettro bellico non aleggi ancora sull’umanità.

Cristiani, ortodossi, buddhisti e musulmani, si sono stretti virtualmente in un unico abbraccio e hanno invocato la pace, in una veglia di preghiera che è andata al di là del semplice significato religioso. Perché vedere tante persone, tra giovani e anziani, stare assieme per uno scopo comune, non è facile al giorno d’oggi, in cui la crisi economica e le preoccupazioni giornaliere hanno avuto il sopravvento, facendo dimenticare gli altri problemi e, in particolar modo, relegando in un angolo l’altruismo e la solidarietà. Ma ieri, quasi per miracolo o per intercessione divina, la piazza si è affollata all’inverosimile e la comunità si è unita attorno alla preghiera. Nessuna distinzione di “razza”, nessuna discriminazione, ma solo ed esclusivamente l’invocazione al Signore, al Dio onnipotente, di intercedere per fermare l’immane ecatombe in corso in Siria. Italiani, senegalesi, magrebini, si sono congiunti in un afflato comune per supplicare la pace e celebrare la comunione tra i popoli. «Quest’oggi – è stato evidenziato nel corso della cerimonia – ci facciamo interpreti del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore do ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente. È il grido della pace, il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa società, dilaniata da divisione e da conflitti, scoppi la pace e mai più la guerra. La pace è un dono troppo prezioso che deve essere tutelato. Condanniamo l’uso delle armi chimiche: c’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace, in quanto guerra chiama guerra e violenza chiama violenza». Una invocazione di pace accolta e condivisa da tutti i rappresentanti delle comunità religiose, che ieri sera non hanno fatto mancare la loro presenza, non solo fisica. E, perciò, sono state lette le preghiere della pace, declinate in ogni credo: quella dei cristiani, dei musulmani, degli indù e dei buddhisti. Poco prima, alle 19, anche nella cripta di San Matteo si era pregato per la pace. Ad officiare la cerimonia don Antonio Quaranta, parroco del Duomo, che ha celebrato la messa sulla tomba dell’evangelista, prima dell’esposizione dell’Eucaristia con il rosario e l’adorazione e la preghiera alla Madonna di Fatima, per fermare la guerra. Insomma tutta la comunità salernitana ha risposto all’invito di sua Santità e dell’arcivescovo Luigi Moretti, che aveva chiesto a « tutti i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose, le famiglie, i laici di unirsi al giorno di digiuno, sensibilizzando ogni persona».

Gaetano de Stefano

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