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Dal secchio alla valigia come rifiuti

I casi shock avvenuti ad Auletta e Vallo della Lucania di altre esistenze spente

SALERNO - Due anni fa la tragedia della donna nigeriana di 25 anni che partorì un feto nel centro di accoglienza per migranti di località Lontrano e poi lo nascose sotto un secchio dopo averlo avvolto in un telo. La straniera aveva partorito da sola nel bagno e, invano, tentò di nascondere l’evento. Anche quando gli operatori del centro gli chiesero notizie di quelle perdite. In ospedale a Polla, dopo la visita ginecologica, venne fuori la verità: la giovane africana aveva avuto un parto prematuro. Subito scattarono le ricerche del nascituro che furono brevi. I carabinieri lo trovarono spostando il secchio capovolto. Il feto fu sottoposto a sequestro penale prima dell’esame autoptico. Sul caso fu aperta un’inchiesta per stabilire, innanzitutto, se la morte fosse avvenuta prima della nascita. Oppure fu l’imperizia della donna, che partorì da sola, a causarne il decesso del feto giunto alla venticinquesima settimana.

Di storie come questa ce ne sono tante altre. Spesso avvengono in contesti sociali difficili, come quello della straniera entrata in Italia come richiedente asilo. È altrettanto aberrante la storia della donna moldava di 30 anni che, l’anno scorso ad ottobre, dopo aver partorito in casa un neonato, lo nascose in una valigia dove fu trovato morto. La donna, a causa di un’emorragia, chiese anche aiuto ai soccorritori del 118, ma rimase in silenzio sulla presenza del bimbo di cui, forse, più tardi se ne sarebbe disfatta. Il parto clandestino avvenne in un’abitazione di Angellara, frazione di Vallo della Lucania. A mandare i carabinieri nella casa della donna dell’Est furono i medici dell’ospedale San Luca dopo la diagnosi dell’emorragia. I militari dell’Arma scoprirono il corpicino all’interno della valigia, sistemata nella stanza da letto, vicina all’armadio, come se dovesse essere usata per un improbabile viaggio.

Storie davvero choccanti che rimangono impresse nella memoria collettiva dei luoghi dell’avvenimento, specialmente se si tratta di piccole realtà come nei due casi citati ad esempio, Auletta e Vallo della Lucania. Un anno dopo, un altro parto prematuro con abbandono del feto a Sant’Egidio del Monte Albino. Una sconfitta anche sociale se si tiene conto che esiste una legge che tutele le partorienti che possono farlo in anonimato e poi dare in adozione il nascituro.

(m.l.)