Dal “Polaris” alla sua “Orca” Ecco tutti i velieri di Testa

Marinaio e artigiano, don Saverio nutre un’utentica passione per il mare «Il mio sogno è realizzare una nostra paranza degli anni Quaranta»

SALERNO. Dalla navigazione compiuta secondo le regole marinare antiche, alla costruzione di velieri in miniatura, con modellini di navi di ieri e di oggi e scafi che appartengono alla storia della marineria. Ad incarnare insieme le due passioni è Saverio Testa, marinaio di lungo corso, colonna portante a Salerno dell’Associazione Marinai d’Italia e collezionista di modellini. Nella maggior parte dei casi è lui stesso, con un lungo e paziente lavoro, a costruire i natanti in scala. «A volte sono necessari anche 4 o cinque mesi - spiega Testa - questo perché realizzo tutto da me, dallo scafo in legno ai particolari: gli arredi interni, la dotazione di bordo, gli oblò, le vele, il timone, le ancore, le scalette, le cabine. Ogni pezzetto, di balsa o di altro legno, dopo essere stato lavorato viene da me dipinto, con colori fedeli al modello originale». Tra i manufatti più importanti della collezione Testa, figura il “Polaris”, la riproduzione in scala di uno yacht americano degli anni ’60: «Le vele sono vere, la barca è navigabile, ho dei filmini girati nel vecchio super8 che dimostrano come possa prendere il largo senza gli artifici telecomandati di oggi. Lo scafo in legno l’ho sagomato seguendo le regole dei maestri d’ascia. Al suo interno contiene una zavorra con oltre 3 kg di piombo». L’altro vanto della collezione fai da te sono l’Orca e la Giuseppina. In entrambi i casi si tratta di modellini realizzati dagli originali, ovvero due barche in legno di proprietà dello stesso marinaio: «L’Orca è un motoveliero in legno del 1960 che io utilizzo per promuovere la navigazione tradizionale - prosegue Testa - Può vantare la bandiera dell’Associazione Marinaia, con la quale ha rappresentato Salerno in importanti manifestazioni nazionali. Per rifarla uguale, ho tracciato il disegno in scala e ho rispettato precisamente le proporzioni nel modellino. Lo stesso dicasi per la piccola lancia Giuseppina, costruita negli anni ’50 a S. Maria di Castellabate; con i suoi remi e la sua unica vela è un pezzo da museo pienamente funzionante». Legnetto su legnetto, miniatura su miniatura “don Saverio” ha messo su anche una goletta canadese per la pesca del merluzzo: «E’ del 1920. Ho voluto provare a costruire anche barche diverse dalla tradizione italiana. In un altro caso mi è piaciuto approfondire anche la storia, come quando ho fatto una nave vichinga del Medioevo. Si deve invece ad un mio acquisto la Caravella che ci rimanda al Cinquecento ed ai viaggi marini verso il Nuovo Mondo». Il lavoro attuale giace ancora sul banco di lavoro, dove la carcassa del nuovo scafo non ha ancora cominciato a delinearsi: «Sto lavorando alla corazzata Roma della Seconda Guerra Mondiale. Non mi piace comprare i kit dove bisogna solo assemblare i pezzi. Ecco perché ci vorrà del tempo che debbo rubare al mare». Ma il progetto nel cassetto è quello «di realizzare un grande modellino che riproduca una nostra paranza degli anni Quaranta del Novecento».

Paolo Romano

©RIPRODUZIONE RISERVATA