Dal Fatima al San Demetriovisioni d’autore sotto l'altare

Tanti film d'autore e una storia ormai consolidata di decenni

Lo aveva soprannominato "le cinèma de papa" e lo detestava. Francois Truffaut, dei film classici di genere, delle grandi produzioni a più zeri, della netta divisione di ruoli nel calderone della celluloide, non sapeva che farsene. Come non saprebbe che farsene don Andrea Vece, pilastro della chiesa di Madonna di Fatima e dell’omonimo cineforum che da ben quarant’anni accompagna i salernitani attraverso un percorso formativo fatto di ricerca, sperimentazione, rottura. Era il 1968: nello scantinato della chiesa della zona orientale, arrivò una macchina che proiettava pellicole di 16mm (il formato attuale è di 35mm, ndr). Ci si sedeva sulla terra battuta per partecipare al primo ciclo del cineforum: "5 film 500 lire", che comprendeva - tra gli altri titoli - il provocatorio "L'anno scorso a Marienbad" di Alain Resnais, Leone d’Oro al festival di Venezia e Oscar per la migliore sceneggiatura originale. «Non ci capì niente nessuno», scherza don Andrea. Del resto il progetto - firmato dallo scrittore del Noveau roman Alain Robbe-Grillet - prevedeva che gli attori restassero statici sulla scena, pensando - senza pronunciarle - le battute. Don Andrea però non si è perso d’animo. «Il cinema è cultura - taglia corto - Parlo di cinema d’essai, di autori che possono anche essere difficili, complessi. Di titoli scomodi. Per me è sempre stato fondamentale cercare pellicole fuori circuito. E’ questo l’obiettivo dei cineforum. Per i film commerciali bastano e avanzano le sale tradizionali». In quarant’anni don Andrea ha arricchito il bagaglio culturale dei salernitani, presentando tutti i film di Truffaut, di Bunuel, di Resnais, di De Oliveira, di Rohmer, di Kurosawa e di Bresson (l’unico cattolico nel gotha dei maestri sopra citati, ndr). E’ grazie a lui se Salerno ha conosciuto il progetto Dogma. E se in città è arrivato il cinema africano come quello dei paesi del Medio Oriente. «Mi rifornisco da case minori di distribuzione. I film che proiettiamo noi, anche in prima visione, non arriverebbero mai nelle sale salernitane». E su questo c’è da credergli. E da ringraziare di cuore, soprattutto perché, nella scelta di titoli ed autori, don Andrea è più laico dei laici. Al Fatima si sono visti film sull’omosessualità e sull’aborto, sul tradimento e le coppie di fatto, sulla violenza estrema e sul sesso vissuto come ossessione. Perfino sull’eutanasia. «Ho sempre amato il cinema - spiega il parroco che vanta una cineteca incredibile - Nel ’55, quando stavo ad Acerra, ho organizzato lì i primi cineforum per i villeggianti. E ho continuato qui a Salerno, perchè per me è stata fondamentale l’enciclica di Pio XI che metteva in guardia dai pericoli di certo cinema, ma ne sottolineava l’importanza per la crescita e la formazione culturale». Concetto ancora ostico per qualche cattolico "integralista". Oggi come oggi, che il Fatima è restato l’unico spazio di cineforum puro, con la presentazione del film e la discussione con il pubblico (ridotta rispetto ai grandi dibattiti degli anni ’60), don Andrea ha due timori: che televisione e Internet possano strozzare la suggestione della sala buia e che un domani la sua creatura morirà. «Non ho eredi a cui lasciare il cineforum - dice con rammarico - Fino a poco tempo fa andavo ogni anno al festival di Venezia. Ora non ho più il tempo perchè sono troppo impegnato con le missioni in Africa e in India».
Di crucci - ma dettati da altre esigenze - ne ha tanti anche Rodolfo Giuliano, patròn del cineforum del San Demetrio, che a ottobre ha spento le sue prime trenta candeline. Appassionato di cinema - da giovane era cineoperatore - è entrato nel circuito da quando aveva dodici anni e a Pontecagnano aprì il "Nuovo". Dopo l’esperienza del cinema "Risorgimento" di Roccapiemonte e del "Corallo" di via San Giovanni Bosco, a Salerno, grazie alla disponibilità della chiesa di San Demetrio, aprì l’attuale cinema dove, ogni anno, vengono proposti due cicli di cineforum. Prime visioni e titoli di richiamo, le caratteristiche del cartellone selezionato da Giuliano per accontentare un pubblico che spazia dai venti agli ottant’anni. La risposta dei salernitani è buona, anche se negli ultimi anni il calo si è fatto sentire. «Dal '90 al 2000 facevamo dai 1200 ai 2500 abbonamenti. Dal 2001, nonostante le agevolazioni (come il pacchetto per gli universitari "più cultura meno movida"), non superiamo i 700». Per Giuliano la colpa è delle strisce blu («pagare tre euro di parcheggio a fronte di un euro e trenta del film, è una follia»), ma anche della scarsa sensibilità dell’amministrazione comunale. «Quante volte ho chiesto all’assessore al ramo o al sindaco di essere ricevuto per elaborare insieme dei pacchetti da destinare ai giovani: mai avuto risposte». Giuliano non demorde. Negli anni scorsi ha organizzato retrospettive dedicate ai grandi registi, come Federico Fellini. Ha stabilito rapporti di collaborazione con le scuole - l’ultimo con la media Pirro - «ma è difficile ed è solo il grande amore che ho sempre nutrito per il cinema che mi fa andare avanti». Incrociamo le dita. Perché di film di cassetta non c’è il rischio di sentirne la mancanza.