Dai nonni ai nipoti il racconto vivo di un’intera esistenza 

A Trentinara l’incontro fra nuove e vecchie generazioni La storia di un paese ricco di artigiani e di tradizioni

TRENTINARA. Non sono più quattro case “’zimma a no sderrupo”, a Trentinara, ma quasi duemila abitanti, ed è l’unico paese stabile demograficamente del Cilento interno. Un miracolo costruito sulla creatività usata come leva per lo sviluppo. E da tre anni il Comune investe sul rapporto tra nonni e nipoti. Rosario Carione, il giovane sindaco, ha colto al balzo una proposta del suo consigliere, Gennaro Daniele, e ieri c’è stata una festa particolare, una gara di dolci e canzoni, ma con l’obiettivo è quello di rimettere in connessione le generazioni, rimettere in gioco i nonni e mobilitarli intorno a progetti semplici: i cauzuncieddi, una canzone popolare, una storia. Gli anziani hanno proposto spaccati di vita, mestieri, tradizioni e artigianato che ne hanno caratterizzato l’esistenza. Sono stati al centro delle tante domande e dei tanti perché dei giovani desiderosi di conoscere il loro passato.
Tutto qui parla di emigrazione, Germania, soprattutto Francoforte, le lacrime mischiate con la birra, l’America, la laboriosità e una mente acuta che non si fa mai mancare la risposta giusta, la caratteristica dei trentinaresi. La storia degli ultimi due secoli ce li consegna sempre in prima fila: contro i borbone con i fucilati a morte o in combattimento, come testimoniano le lapidi che sorgono in diversi punti.
Una pedagogia civile. E un aedo, Giuseppe Liuccio, nei cuori di tutti. Come Nunzio Daniele, portatore di un’idea diversa di Paestum. E la capacità di fare balzi in avanti. Come i sei posti letto per i turisti del 2001 diventati 400 oggi. «Continuiamo a pavimentare di pietre di roccia l’Italia», racconta l’ex sindaco Fraiese che conosce a uno a uno gli artigiani che fanno lavori di pregio nei migliori centri storici della penisola. Già, i bambini e i nonni, che c’entrano. Vanno abituati a lavorare assieme su un progetto. Pensate a una torta. C’è chi procura gli ingredienti, chi sale in montagna per procurare le erbe, chi dirige la cucina. Il tutto si realizza se si combinano le diverse energie. «C’è chi va nelle migliori e costose università per apprendere questa lezione. Noi cominciamo a condividerla da piccoli», racconta Gennaro Daniele. «E poi le storie e i racconti di come ce la siamo cavata nelle difficoltà dell’emigrazione. Si tratta di un orgoglio di paese che non va perso. A tramandarlo sono i nostri nonni».
Oggi Trentinara vola. In tutti i sensi. Sono stati in molti, vicini ai 5mila ad aver osato volare. Un’impresa privata. I Fraiese, lavori in tutta Italia, sono tornati in paese per una sfida imprenditoriale che è in controtendenza. Come i ristoranti del luogo, nessuna moda, solo cose buone e prezzi onesti. Se lo godono questo successo, e osservano la vecchia Capaccio che arranca e dove qualcuno arriva a sognare di unificarsi con i “fratielli”, l’appellativo che essi danno ai trentinaresi. Insomma trentinarese sta diventando bello, con i 15 bar sempre aperti, ognuno diverso dall’altro, oggetti dell’ironia dello showman locale, Domenico Monaco. «Qualsiasi cosa qui ti possa accadere ce n’è sempre uno a soccorrerti». Monaco spopola con i suoi spettacoli dove racconta l’essenza del proprio paese.
È indubbio come nessuno dei paesi sopra Capaccio e prima di Vallo della Lucania sia un fatto prima di tutto culturale. E anche in continua evoluzione fino ad arrivare a quel sentiero dell’amore con alle mura le ceramiche le frasi celebri d’amore di immensi poeti come Gatto, Prèvert, Leopardi, Wilde, ma anche dell’Era antica, come Catullo, per finire a Giuseppe Liuccio. Un paese davvero dinamico.
Oreste Mottola
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