Dagli etruschi alla Biennale nel cuore di Pontecagnano

Un Parco ed un Museo archeologico per riscoprire le tracce del passato Nell’ex tabacchificio spazio al contemporaneo e per i golosi la pizza diventa storia

Archeologia, arte contemporanea e buona cucina sono i tre ingredienti che fanno di Pontecagnano un’ottima meta per una gita fuori porta in una terra il cui destino è stato per lungo tempo intrecciato con quello di Salerno. I primi insediamenti urbani risalgono all’età del rame (3500-2300 a. C.) così come ci raccontano due santuari ed una porzione del centro abitato, i cui resti sono visitabili nel Parco archeologico, oltre a due necropoli che ci hanno restituito 9mila sepolture che, dalle vetrine del Museo archeologico nazionale dell’Agro Picentino, offrono un viaggio nella storia fino all’alto medioevo. I primi legami con Salerno risalgono al periodo romano: Plinio il Vecchio e Strabone raccontano infatti dell’edificazione nel 268 a. C. di Picentia, sorta per ospitare una parte della tribù italica dei Picentini deportata dalle Marche. Picentia passa alla storia perchè per due volte ebbe il coraggio di insorgere contro Roma, schierandosi con Annibale. Questa mossa spinse dunque i romani a fondare una nuova colonia (Salerno, per l’appunto), nata con lo scopo di controllare i ribelli. Il destino delle due città sembra restare intrecciato fino al 1755 quando, secondo quanto riporta il Catasto Onciario, si arrivò alla federazione delle tre frazioni di Ponte, Cagnano e Faiano che formarono poi un comune autonomo. Merita una sosta il Parco archeologico urbano dell’antica Picentia, che si estende per dieci ettari. Da vedere gli assi viari, ben conservati e due insulae databili tra il III ed il V secolo. Nella parte sottostante alle abitazioni, sono ancora visibili le fondazioni romane del IV secolo a.C. Occorre invece più tempo per visitare il Museo archeologico nazionale di via Lucania, intitolato agli Etruschi di Frontiera, che accoglie materiale rinvenuto dagli scavi di un antico insediamento villanoviano, probabilmente chiamato Amina, su cui venne edificata Picentia. Il percorso è articolato in sei sezioni: La preistoria-L’età del rame; La prima età del ferro; La città dei principi - L’orientalizzante; La città arcaica; L’età classica ed ellenistica; L’età romana. Centrale è la sezione dedicata alle aristocrazie del periodo orientalizzante (fine VIII - fine VII sec. a.C.). Il museo apre spesso le porte alla contaminazione, lasciandosi sedurre dal contemporaneo, in un dialogo a più voci tra storia ed arte. Fino al 30 maggio, infatti, sarà possibile ammirare la mostra “Contemporaneamente museo - nuove offerte per gli antichi dei”: antico e moderno vengono enfatizzati in un connubio ancestrale nelle maioliche di Wanda Fiscina, che spiccano nei loro colori brillanti tra le anfore ed i ricchi corredi funerari (aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9 alle 13.30. Telefono: 089-848181). Chi invece ama l’archeologia industriale, non può non fare tappa all’ex tabacchificio Centola, che l’anno scorso ha ospitato la 54esima esposizione internazionale di arte della Biennale di Venezia, in occasione del 150esimo anno dell’Unità di Italia, denominata “lo stato dell'arte”, promossa dal Padiglione Italia a cura di Vittorio Sgarbi. L’imponente edificio a pianta rettangolare, arricchito da corpi di fabbrica minori, era uno dei quattro tabacchifici aperti negli anni Venti del secolo scorso da alcuni imprenditori, che ne fecero le punte di diamante della realtà imprenditoriale del territorio. Ma Pontecagnano è anche rinomata per i suoi ristoranti e le sue pizzerie, che offrono prodotti di prima qualità, cucinati secondo le ricette della tradizione, spesso reinterpretate con gusto e creatività. Braciate di carne e verdure sfiziose, bocconcini di pizza e taglieri di salumi e formaggi, ma anche paste fatte in casa accompagnate da legumi conditi con il peperoncino. Uno dei locali storici è la pizzeria Negri, fondata dal commendatore Edoardo, papà anche del cinema Moderno. Tra i tanti ospiti che vi si sono avvicendati, sono restate leggendarie le visite del principe ereditario Umberto di Savoia che vi si fermava per una soffice Margherita ogni qualvolta si trasferiva nella residenza estiva di Persano, in compagnia della consorte Maria Josè del Belgio. Negli anni della Dolce Vita, le specialità della casa hanno conquistato anche i palati di Totò, Walter Chiari, Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Ma sono tantissime i templi sacri del buon mangiare dove, abdicando alla dieta, è possibile assaporare sapori genuini innaffiati dai vini del territorio. (b.c.)

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