Da tre mesi senz’acqua L’odissea di una famiglia

Disagi nella frazione Verduzio di Casal Velino per una coppia con bambino nonostante abbia pagato per l’allaccio. Scambio di accuse Comune-Consac

CASAL VELINO. Una famiglia con un figlio di appena due anni e un altro in arrivo si trasferisce in una nuova casa ma, a distanza di 3 mesi, ancora non può usufruire dell’acqua potabile. Accade a due giovani e al loro piccolo da ottobre trasferitasi, in affitto, in una nuova abitazione a Casal Velino, nella frazione di Verduzio.

Marito e moglie denunciano l’estrema e complicata situazione in cui vivono. «Quando firmammo il contratto d’affitto – spiega Rosalinda Iannuzzi – è stata fatta una regolare richiesta di allaccio alla rete idrica al Consac e versata la relativa quota per il sopralluogo ma da allora non abbiamo visto nessuno». Oltre al danno la beffa: «Dopo un po’ di tempo mi sono recata a Vallo della Lucania, presso gli uffici del consorzio, per capire cosa stesse succedendo – continua la donna – mi è stato detto che per problemi di rete non ci poteva essere allacciata l’acqua in tempi brevi e mi consigliavano di traslocare nuovamente».

Rosalinda e il compagno, Daniele Botticchio, non si sono persi d’animo e si sono quindi rivolti all’amministrazione comunale di Casal Velino, guidata da Silvia Pisapia, che a inizio dicembre disse che entro Natale la situazione si sarebbe risolta.

«Ad oggi però – dicono i due – dobbiamo ancora fare i conti con la mancanza di acqua potabile dai nostri rubinetti mentre tra la società che gestisce il servizio idrico e il Comune c’è il classico scaricabarile».

Il Consac, chiamato in causa, interviene e lo fa accusando il Comune: «In data 25 novembre a seguito di un sopralluogo di fattibilità tecnica – spiega l’ingegnere Felice Parrilli, direttore dei servizi idropotabili – è emersa l’impossibilità di eseguire ulteriori allacciamenti per carenza delle strutture comunali».

Parrili, inoltre, dichiara che sono in via di esecuzione i lavori di costruzione della nuova rete idrica da parte dell’amministrazione Pisapia. «A breve – assicura – l’inconveniente sarà eliminato». Ma Rosalinda e Daniele non ci stanno: «A noi non interessa di chi sia la colpa – dicono – sappiamo solo che dopo 3 mesi non abbiamo il servizio, un servizio che però paghiamo ed anche profumatamente. Il futuro per noi è tutt’altro che roseo dato che a breve arriverà un altro bambino e le esigenze aumenteranno».

«Allo stato attuale – concludono – ci è negato un nostro diritto: quello di avere l’acqua potabile in casa, come qualsiasi altra famiglia in un paese civile».

Artuto Calabrese

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