CERVELLI IN FUGA

Da Pagani a super primario: «Al Sud nessuno mi cerca»

Domenico Mangino guida la Cardiochirurgia da record dell’ospedale di Mestre

PAGANI - È realizzato professionalmente, tant’è che è considerato uno dei migliori cardiochirurghi europei. Ha, però, un solo e unico rimpianto: non essere riuscito ad affermarsi nella sua terra, in Campania. Già, perché Domenico Mangino, originario di Pagani, ha trovato la sua realizzazione professionale in Veneto, presso l’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove dal 2011 è primario di cardiochirurgia e dal 2017 direttore del dipartimento cardiovascolare. Il suo “cuore”, tuttavia, è rimasto sempre nel Salernitano, in quei “luoghi dell’anima” in cui ritorna ogni anno con la sua famiglia. Un amore viscerale per la sua Pagani e per la Costiera Amalfitana, dove da anni trascorre le vacanze estive, in quell’appartamento a ridosso del lungomare di Maiori acquistato dal padre, anch’egli cardiologo, che ha trasmesso a lui e al fratello Francesco l’amore per la medicina. Laureato alla facoltà di Medicina della Federico II di Napoli con il massimo dei voti, specializzato in cardiochirurgia a Trieste, con esperienza negli Stati Uniti, in Alabama, in Olanda e in Scozia. E la vita professionale trascorsa tra Trieste e Mestre come “emigrato” di lusso.

Ha rimpianti per non essere rimasto in Campania?

Ancora oggi mi chiedo come sarebbe stata la mia carriera se fossi rimasto al Sud. È una domanda che mi sono fatto tante volte e che continuo a pormi, ovviamente pensando al legame affettivo che mi lega alla mia terra. Certamente ho più di qualche rimpianto, tant’è che più volte sono stato tentato di tornare, anche se sono pienamente affermato, da un punto di vista professionale, in Veneto.

Ha mai ricevuto qualche proposta da ospedali campani?

Sinceramente non sono stato mai contattato da nessuno. Sono stato chiamato da altri ospedali del Nord che mi hanno chiesto di andare da loro, ma mai da qualcuno del Sud.

Nel reparto che dirige vengono ricoverati anche cittadini campani?

Sì, ne ho operati tanti, soprattutto provenienti dal Salernitano. Ma anche da tante altre regioni del Sud e del Nord. Tenga presente che più di un quarto delle persone che abbiamo operato nel 2022 sono giunte da fuori Usl 3; e il 7% dei nostri pazienti del 2022 è arrivato addirittura da fuori regione. Probabilmente sono incoraggiati dai nostri risultati, perché se in media la mortalità dopo un intervento di bypass aortocoronarico isolato si è attestata in Italia intorno al 2%, nel nostro ospedale questo indicatore è ancora più basso e nel 2022 si è fermato allo 0,9%. Significa che nei nostri ospedali, e all’Angelo ancora di più, gli interventi sono realizzati con successo nel 99% dei casi. E questo anche se operiamo su pazienti sempre più anziani, con un’età media intorno ai 75 anni, e quindi spesso fragili e spesso portatori di altre patologie.

Che differenza c’è, secondo lei, tra gli ospedali del Sud e quelli del Nord.

Beh, per quello che posso dire io, almeno fin quando ho frequentato i nosocomi del Mezzogiorno, c’è una differenza tecnologica. Noi, per esempio, abbiamo un robot per la sala operatoria, che si chiama Da Vinci. E competiamo, a livello tecnologico, con i migliori ospedali europei e statunitensi. A livello professionale i medici del Sud sono preparatissimi, tant’è che molti si sono trasferiti al Nord e non è un caso che facciano anche carriera.

Non ritiene che sia un controsenso che i medici del Sud debbano andare al Nord per avere soddisfazioni professionali?

Sicuramente. Al Sud si studia di più, c’è maggiore impegno, forse c’è anche più “fame” di arrivare. Al Nord è molto più difficile che un ragazzo a 18 anni s’iscriva all’università, perché nella stragrande maggioranza dei casi preferisce andare a lavorare per guadagnare subito e rapidamente. Nel Mezzogiorno, essendoci meno sbocchi lavorativi immediati, si frequenta l’università che forma i professionisti. Del resto anche io mi sono formato negli ospedali salernitani e campani: i miei primi rudimenti, in sala operatoria, li ho avuti all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore e al Cardarelli.

Cardiochirurgia al Ruggi di Salerno è considerato un reparto d’eccellenza. Ha contatti?

Sì, conosco tutti e apprezzo il loro lavoro. Tant’è che quando Severino Iesu è stato nominato primario, ero io il presidente della commissione. Sono tutti bravi professionisti.

Gaetano de Stefano