INCHIESTA "WHY NOT"

Da Catanzaro ecco gli avvisiai magistrati di Salerno

Da Catanzaro avvisi di garanzia per 7 magistrati di Salerno. Ormai è scontro tra procure. Dalla Calabria partono le informazioni di garanzia per i pm di Salerno che hanno indagato sul caso De Magistris. Il Quirinale chiede gli atti: vicenda senza precedenti. Berlusconi: cose che non dovrebbero accadere. Il Pg calabrese parla di ''reazione ad un atto eversivo''. Mancino: se mi screditano lascio il Csm. Anm: in gioco la credibilità delle toghe. Atmosfera pesante al palazzo di giustizia di Salerno

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro ha emesso un provvedimento di sequestro degli atti relativi alle inchieste ''Why Not'' e ''Poseidone'', già sequestrate martedì dalla Procura di Salerno, nell'ambito dell'inchiesta sul presunto complotto ai danni dell'ex pm Luigi De Magistris. Le due inchieste in questione, avviate da De Magistris, erano state poi sottratte all'allora sostituto procuratore (nel frattempo trasferito a Napoli con funzioni giudicanti dopo un provvedimento disciplinare del Csm). La Procura di Salerno, che ha messo sotto inchiesta 8 magistrati calabresi, ipotizza una serie di irregolarità ai danni dell'ex Pm.
Avvisi di garanzia. Le forze dell'ordine hanno notificato sette avvisi di garanzia a magistrati salernitani emessi dalla procura generale di Catanzaro nell'ambito delle indagini sulla complicata vicenda giudiziaria che ha al centro il magistrato Luigi de Magistris. Gli avvisi di garanzia sarebbero scaturiti dal sequestro di documenti effettuato martedì scorso a Catanzaro, relativi alle inchieste 'Why not' e 'Poseidone', ordinati dai magistrati salernitani sulla base della denuncia presentata dall'ex pm. Gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura generale di Catanzaro riguarderebbero il procuratore capo di Salerno Luigi Apicella e i suoi sei sostituti (Dionigio Verasani, Gabriella Nuzzo, Patrizia Gambardella, Roberto Penna, Vincenzo Senatore e Antonio Centore) che indagano su quanto accaduto nell'ufficio giudiziario catanzarese. Le contestazioni mosse ai magistrati salernitani sarebbero di abuso di ufficio e interruzioni di pubblico servizio. La procura di Catanzaro, inoltre, ha bloccato il passaggio degli atti sequestrati martedì scorso dai magistrati salernitani.
Le accuse ai giudici. Abuso d'ufficio ed interruzione di pubblico servizio: sono questi i reati ipotizzati dalla Procura di Catanzaro a carico dei colleghi di Salerno. A dare la notizia è stato il procuratore generale del capoluogo calabrese Vincenzo Iannelli, fermato dai cronisti al suo ingresso nel palazzo di giustizia. Le ipotesi di reato contestate ai magistrati firmatari del decreto di sequestro degli atti relativi a ''Poseidone'' e ''Why Not'', si riferiscono al fatto che le inchieste sono tuttora in corso e che la sottrazione degli atti a Catanzaro comporterebbe un inevitabile blocco dell'attività di indagine.
Napolitano chiede gli atti. Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, su incarico del Presidente Giorgio Napolitano, ha oggi inviato al Procuratore Generale presso la Corte di appello di Salerno, dott. Lucio Di Pietro, la seguente lettera: ''La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha effettuato ieri perquisizioni e sequestri nei confronti di magistrati e uffici della Procura Generale presso la Corte di appello di Catanzaro e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di quella città. Tali atti di indagine, anche per le forme e modalità di esecuzione, hanno avuto vasta eco sugli organi di informazione, suscitando inquietanti interrogativi. Inoltre, in una lettera diretta al Capo dello Stato, il Procuratore generale di Catanzaro ha sollevato vive preoccupazioni per l'intervenuto sequestro degli atti del procedimento cosiddetto 'Why Not' pendente dinanzi a quell'ufficio, che ne ha provocato la interruzione. Tenendo conto di tutto ciò, il Presidente Napolitano mi ha dato incarico di richiederLe la urgente trasmissione di ogni notizia e - ove possibile - di ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti, che - prescindendo da qualsiasi profilo di merito - presenta aspetti di eccezionalità, con rilevanti, gravi implicazioni di carattere istituzionale, primo tra tutti quello di determinare la paralisi della funzione processuale cui consegue - come ha più volte ricordato la Corte costituzionale (tra le altre, con le sentenze e le ordinanze n. 10 del 1997, 393 del 1996, 46 del 1995) - la 'compromissione del bene costituzionale dell'efficienza del processo, che è aspetto del principio di indefettibilità della giurisdizione'''.