«Da anni la città aspetta uno scatto di civiltà»

Ora che anche a Benevento c’è il registro, il mondo Lgbt fa pressing sul Comune Ottavia Voza (Arcigay): «Si allinei con le realtà del nostro Paese più avanzate»

“È guerra a Salerno in Consiglio comunale in seguito alla proposta di istituzione del registro delle Unioni civili che avrebbe dovuto essere discussa venerdì 26 settembre. Ma le polemiche, l’atteggiamento del sindaco e le posizioni tiepide di una parte della maggioranza di centro sinistra, hanno fatto saltare tutto”. Sono passati più di 12 anni da quel 29 settembre del 2003 a cui lo stralcio di articolo citato fa riferimento. Eppure non è cambiato molto in città. Anzi, niente. Nonostante, per lo mezzo, ci sia stata quella grande festa arcobaleno che è stato il Pride del 2012 durante il quale – nove anni dopo il primo timido tentativo avanzato dal presidente della Commisione cultura in Comune, l’allora consigliere Lorenzo Forte, di istituire il registro – alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale promisero di colmare l’annosa lacuna il prima possibile.

Due anni ancora sono passati e della possibilità di diventare coppie di fatto a Salerno non se ne vede neanche l’ombra.

È di qualche giorno fa la notizia che anche il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, dopo il suo omologo a Napoli, ha dato il via libera all’istituzione del registro per le Unioni civili. Immediato il plauso del coordinamento regionale Arcigay Campania che ha espresso «piena soddisfazione per questo traguardo di civiltà e buona politica che segue un percorso preciso che, a partire dal successo del Pride regionale di Benevento dello scorso giugno, sta ormai creando i presupposti per una vera e propria rivoluzione dei diritti delle minoranze in diverse realtà territoriali della Regione Campania».

E Salerno? «Urge stigmatizzare un certo immobilismo dell’Amministrazione comunale salernitana – affermano dal coordinamento – che, nonostante la grande mobilitazione della comunità Lgbt locale, mobilitazione che condusse al partecipatissimo Pride salernitano del 2012, non ha ancora provveduto né ad aderire alla Rete Re.A.Dy, la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, né a votare l’agognata istituzione del registro delle Unioni civili».

In Italia sono 323 (324 con l’ultima arrivata, Benevento) le amministrazioni che hanno mostrato segnali di adesione ai principi fondamentali di eguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione, in particolare per quel che riguarda i diritti delle coppie dello stesso sesso, attraverso l’istituzione dei registri delle Unioni civili e per la lotta alle discriminazione per orientamento sessuale ed identità di genere, attraverso l’adesione alla rete Re.A.Dy, appunto. In Campania molti comuni vi hanno aderito soprattutto nel Napoletano (tra cui Portici, Pozzuoli, Torre del Greco, Torre Annunziata, Ischia ed Ercolano) nonchè la Regione Campania, cui si è aggiunta la Regione Basilicata.

«In questo quadro appare estremamente desolante la situazione per quel che riguarda la nostra città e l’intera provincia di Salerno – afferma Ottavia Voza, presidente del comitato Arcigay “Marcella Di Folco” di Salerno, di ritorno dalla Marcia dei Diritti avvenuta ieri a Roma – che può vantare il triste primato di essere una delle poche provincie in cui nessuno di questi strumenti ha trovato attuazione. A Salerno l'istituzione del registro delle Unioni civili – ricorda – fu già proposta nel 2003, provocando una reazione anacronistica e scomposta delle sfere ecclesiastiche. A noi, viceversa, appare anacronistica ed inaccettabile la difficoltà della politica locale ad allinearsi con le realtà amministrative più avanzate sui temi del Diritti civili. Confidiamo – conclude l’architetto capaccese – in uno scatto d’orgoglio della politica salernitana su questi temi. Perchè registri delle Unioni civili ed adesione alla rete antidiscriminazione sono i segnali chiari ed inequivocabili che possono essere prodotti in questa direzione.

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