D’Onofrio lascia il Consiglio comunale

Le dimissioni sono legate al suo coinvolgimento nell’inchiesta sui clan: «Sono sereno e ho fiducia nella giusitizia»

PAGANI. Si è dimesso Massimo D’Onofrio indagato nell’inchiesta “Criniera”. Ha lascia il Consiglio comunale di Pagani. L’ultimo storico rappresentante della destra paganese in consiglio ha alzato bandiera bianca.

Dopo quasi 20 anni di attività politica, a causa dell’inchiesta che lo vede coinvolto insieme al consigliere regionale Alberico Gambino per presunti accordi tra politica e camorra, D’Onofrio getta la spugna e rassegna le sue dimissioni dal parlamentino cittadino. La sua nota, indirizzata dal sindaco Salvatore Bottone e al segretario generale dell’Ente, è stata acquisita al protocollo generale del comune ieri mattina. In Consiglio D’Onofrio sarà sostituito da Luigi Mongibello, primo dei non eletti nella lista il Gabbiano.

Mongibello proprio venerdì è stato indagato insieme al sindaco Bottone nell’inchiesta “Mastrolindo” per una presunta truffa all’Inps. «La mia vita politica è stata caratterizzata negli anni da passione e onestà. Il mio percorso al servizio della collettività è iniziato a 16 anni con la mia militanza a destra e lì sono rimasto in quanto convinto e appassionato sostenitore del pensiero sociale e liberale. Dopo 5 mandati in consiglio comunale ed uno al consiglio provinciale posso definirmi uomo delle istituzioni ed onorato della fiducia di migliaia di elettori che ho sempre cercato di rappresentare al meglio in questi anni», dice D’Onofrio. Per il Tribunale del Riesame esiste a Pagani un sistema criminale saldo costruito tra politici e camorristi, intrecciati in una connection che vede tra i protagonisti, oltre a Gambino e Michele Petrosino D’Auria, D’Onofrio. Duro è stato il Riesame per D’Onofrio. I giudici hanno scritto che l’ormai ex consigliere, dopo essere stato chiamato dal popolo a fare parte delle istituzioni, ha tradito il giuramento di fedeltà e opera per consegnare alla criminalità organizzata intere fette della società civile, uccidendo ogni speranza di legalità e di futuro delle generazioni oneste. «Oggi mi dimetto con animo tranquillo e con ancora tanta voglia di fare per le nostre comunità. Da uomo delle istituzioni però lo faccio anche in segno di rispetto verso gli inquirenti convinto che al più presto la giustizia farà il suo corso facendo trionfare la verità». D’Onofrio conclude il suo percorso politico a Pagani lanciando un messaggio ai suoi sostenitori. «Oggi le battaglie politiche e sociali si possono affrontare anche al di fuori del consiglio comunale a dimostrazione che non cerco potere ma solo il bene del mio territorio. Per scelte politiche e personali mi sono dimesso negli anni passati da presidente del Consiglio,assessore provinciale e consigliere comunale. Forse l’unico politico in Italia che ha più volte dimostrato il disinteresse per le poltrone. Oggi mi dimetto con animo tranquillo e con ancora tanta voglia di lavorare per la mia comunità». In attesa della Cassazione i giudici del Riesame hanno chiesto la detenzione in carcere per Gambino e D’Onofrio, con l’accusa di concorso esterno per associazione a delinquere di stampo mafioso. L’accusa di concorso esterno in associazione camorristica è concretamente ravvisata dai giudici del Riesame per D’Onofrio, definito numero due storico di Gambino. Entrambi avrebbero beneficiato dell’appoggio elettorale fornito fin dal 2002 dal clan Fezza - Petrosino D’Auria. L’alleanza avrebbe prodotti appalti, assunzioni nel Consorzio per la raccolta dei rifiuti tramite la Tempor, gestione dei parcheggi e della Multiservice. Alle ultime elezioni D’Onofrio è andato al ballottaggio contro Bottone. Nella sua lunga carriera politica vanta anche una candidatura al consiglio comunale di Roma in sostegno di Gianni Alemanno suo testimone di nozze.

Gerardo Vicidomini

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