D’Onofrio ha querelato il costruttore

Pagani, il consigliere comunale era stato indicato da Alfonso Persico come un politico “vicino”ai clan della camorra

PAGANI. Massimo D’Onofrio querela il costruttore Alfonso Persico. Il politico paganese ha depositato ieri alla sezione di pg della guardia di finanza della procura un esposto per diffamazione nei confronti del testimone di giustizia, che aveva fatto il suo nome alla Dda di Salerno sui rapporti tra camorra e politica.

«Ho fiducia e stima incondizionata per la magistratura – ha spiegato – e questo mi obbliga a contrappormi alle dichiarazioni di questa persona per affidarmi alla giustizia. Chiedo che il calunniatore venga sentito con me, chiedo un confronto nelle aule giudiziarie sulle notizie non vere e calunniose mosse nei miei confronti. La denuncia riguarda una persona dalla dubbia credibilità che molte persone conoscono in città».

D’Onofrio rispedisce al mittente le accuse puntando dritto contro le notizie diffuse nei giorni scorsi, riportate nei verbali di Persico, in attesa di una valutazione al processo d’Appello “Linea D’ombra”. Il pm Montemurro ne ha chiesto l’acquisizione, che verrà eventualmente decisa nell’udienza del prossimo ventuno ottobre. «Io non conosco questa persona, sento commenti nei suoi riguardi nelle manifestazioni di solidarietà fatte dalle persone che mi incoraggiano per strada. Avrò certamente fatto degli errori nella mia vita politica, ma non ho mai chiesto tangenti». D’Onofrio ha scelto di replicare ufficialmente con la denuncia rispetto a quanto detto dal testimone di giustizia dopo essersi consultato con i suoi legali Carlo De Martino e Agostino De Caro.

Il politico resta sotto inchiesta e destinatario di un avviso di garanzia nell’estate 2011 per scambio politico-mafioso. Il suo nome è comparso nelle nuove dichiarazioni al vaglio della corte d’appello da Persico, il costruttore paganese ascoltato dai magistrati a metà settembre 2014 quale nuovo elemento nell’ipotetica rinnovazione dibattimentale del secondo grado del processo Linea d’ombra.

«I D’Auria Petrosino oltre che il Gambino sostenevano anche Massimo D’Onofrio – recita il passaggio oggetto della querela - Massimo, noto “mister cinque per cento”, in relazione alla sua percentuale di guadagni illeciti sugli appalti pubblici che riusciva a far ottenere». Le dichiarazioni non hanno riscontri pubblici e D’Onofrio non è imputato in alcun procedimento penale della procura sulla vicenda.

(a. t. g.)

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