l’ex consigliere provinciale 

D’Onofrio, da alfiere Fdi a imputato con il clan

PAGANI. Massimo D’Onofrio era il numero due del centrodestra paganese, alfiere di An e poi di Fratelli d’Italia, vicesindaco dietro ad Alberico Gambino fin dal 2002, poi eletto consigliere...

PAGANI. Massimo D’Onofrio era il numero due del centrodestra paganese, alfiere di An e poi di Fratelli d’Italia, vicesindaco dietro ad Alberico Gambino fin dal 2002, poi eletto consigliere provinciale con Edmondo Cirielli, ancora in carica nel 2007 quale presidente del consiglio comunale di Pagani fino alle dimissioni presentate nel 2011, e poi assessore con delega al turismo in Provincia con la Giunta di Antonio Iannone, infine in corsa per la poltrona di sindaco nel 2014 a Pagani contro Bottone, che lo ha sconfitto al ballottaggio. Di mezzo era incappato prima nell’inchiesta Linea d’ombra, con un avviso di garanzia con perquisizione nel luglio 2011, e poi nella successiva inchiesta Criniera, col processo attualmente in corso che lo vede imputato per rapporti con il clan Fezza-Petrosino D’Auria.
Nel dicembre 2014, all’alba del blitz che incastrò i fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria, fu raggiunto dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Poco dopo la Procura fece appello e il Riesame ordinò il carcere, ma la decisione fu di fatto annullata da una successiva pronuncia del gip, che cancellò la prima misura rendendo vana ogni ulteriore pronuncia della Cassazione. L’iter giudiziario innescò in ogni caso le dimissioni da capo dell’opposizione consiliare, decise a febbraio 2015, e la sostanziale uscita di scena dalla politica cittadina.
Nel processo Linea d’ombra D’Onofrio era stato intercettato con Salvatore Marrazzo, esponente della famiglia di imprenditori del calcestruzzo a sua volta indagato in un precedente procedimento riguardante i lavori a Piazza della Libertà, dove il contratto di subappalto gli fu revocato dopo che la sua azienda Mar.Sal. (con la quale è coinvolto nell’inchiesta Iacp) fu raggiunta da un’interdittiva antimafia. In altre telefonate sono stati intercettati colloqui sulla nomina di Gaetano Chirico; la Dda ipotizzava un pagamento per la nomina a presidente e poi a commissario dell’Istituto che gestiva gli alloggi popolari, un’ipotesi mai accertata e che è stata tuttavia al centro di una fase di approfondimento. L’esponente politico paganese rigettò ogni accusa, parlando di un mero sostegno economico ad Alberico Gambino, allora impegnato nel ricorso in Cassazione per il processo sul prsunto peculato, chiuso da un’assoluzione molti anni dopo. Di certo Salvatore Marrazzo e D’Onofrio parlavano al telefono di voti e soldi, discutendo di bassa e alta politica locale. Più di recentemente l’esponente del centrodestra è finito anche nei verbali del collaboratore di giustizia Alfonso Persico, che ha parlato di lui come “mister cinque per cento”, in grado di muovere e gestire commesse e lavori sul territorio cittadino dietro compenso.
Alfonso T. Guerritore
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