malati di tumore nell’agro

Curarsi ormai è diventata un’odissea: tre storie di ordinaria sofferenza

Alla disabilità si è aggiunto un tumore. Un dramma gravato pure dal disagio economico. È la storia di un uomo di Nocera Inferiore malato di cancro. Alfredo, nome di fantasia, affetto da cecità, è...

Alla disabilità si è aggiunto un tumore. Un dramma gravato pure dal disagio economico.

È la storia di un uomo di Nocera Inferiore malato di cancro. Alfredo, nome di fantasia, affetto da cecità, è stato colpito da una gravissima neoplasia. La moglie per lungo tempo ha dovuto accompagnarlo ad Agropoli per la radioterapia. Un peso insostenibile, sia psicologico che economico. Difficoltà che li avevano portati quasi ad arrendersi. Un caso come tanti altri, nell’Agro sprovvisto di una struttura pubblica dotata di acceleratore lineare. Dopo alcuni viaggi a sud, si è riusciti a trovare posto presso il centro privato nocerino e concludere, infine, il ciclo a Salerno. «Non sapevamo più a che santo votarci», ha detto.

Non essendoci una struttura attiva in città, nel periodo a ridosso della cessazione della convenzione tra l’ospedale “Umberto I” e il DAM l’uomo fu dirottato su Agropoli perché Salerno era saturo. Pure in questo caso pesavano disagi familiari ed economici. Ha scelto, invece, di affidarsi alle cure dei medici napoletani una signora di Pagani. È solo una delle tante donne che si mette in auto accompagnata da marito o figli per una trasferta di speranza. «Inutile farmi sballottare qui nell’Agro – ha raccontato Francesca –, ho preferito affidarmi direttamente ad un centro napoletano che mi ha seguito dalla diagnosi alla cura. Certo, non è stato facile, avrei preferito una struttura più vicina, ma l’importante è guarire». A lieto fine l’esperienza di Giovanni.

Per lui la radioterapia si è rivelata basilare. È però dovuto andare fuori regione. I medici del policlinico “Gemelli” lo hanno seguito dalla diagnosi alla cura: «A salvarmi è stata proprio la radioterapia, che ha cancellato il mio tumore». Nella sede dell’Amdot di Nocera Inferiore questi racconti sono all’ordine del giorno. Evidenziano l’inefficienza dell’assistenza sul territorio. In due anni non si è riusciti a chiarire quante sono le strutture accreditate, quali sono le modalità e se il servizio viene svolto in maniera eccellente. Bloccata anche la procedura per l’attivazione di un acceleratore all’ospedale “Andrea Tortora”.

Tutti sono consapevoli che si tratti di pura utopia, nonostante la delibera dell’ex direttore generale Antonio Squillante. Gino D’Angelo, presidente dell’Associazione malati d’organo e trapiantati, non ci sta e batte i pugni sul tavolo. Denuncia il caso Pagani: «Sfido a trovare un altro polo in Italia sprovvisto di radioterapia. Questo è un reparto di oncologia. In questo modo costringiamo le persone ad andare fuori. Ma chi gestisce la sanità non si preoccupa di questo, è senza cuore».

Ancora: «Ho visto e vedo tante persone distrutte dalla chemio mettersi in auto e fare chilometri per completare il percorso di cura. Nell’Agro, terra di tumori, c’è bisogno di una struttura pubblica. Chi fa la diagnosi deve anche seguire una terapia e ultimarla. Il malato oncologico non si può spostare. Le istituzioni sanitarie sono responsabili di questo dramma. Giocano sulla nostra pelle». Una situazione disastrosa.

Salvatore D’Angelo

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