roccadaspide

Crisi settore castanicolo Oggi il summit

ROCCADASPIDE. Crisi comparto castanicolo salernitano, con una flessione del 90% nella produzione. La Coldiretti Salerno incontrerà oggi alle 18 a Roccadaspide, produttori e amministratori, per...

ROCCADASPIDE. Crisi comparto castanicolo salernitano, con una flessione del 90% nella produzione. La Coldiretti Salerno incontrerà oggi alle 18 a Roccadaspide, produttori e amministratori, per definire soluzioni che consentano di “salvare” la stagione degli imprenditori e operatori del settore. All’incontro prenderanno parte il presidente Vittorio Sangiorgio, il direttore Enzo Tropiano, Roberto Mazzei, esperto di castanicoltura. Coldiretti Campania ha già affidato alla Commissione regionale agricoltura alcune proposte per far fronte alla crisi, sollecitando per la nuova programmazione europea l’attivazione delle misure per il ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali, il trasferimento di conoscenze e servizi di consulenza, e l’avvio dell’iter per una nuova legge regionale sulla castanicoltura.

«Quest’anno, oltre al cinipide galligeno del castagno – spiega Tropiano – abbiamo avuto condizioni climatiche molto sfavorevoli che hanno contribuito a ridurre fino al 90% la raccolta, al minimo storico. È una situazione che colpisce i produttori castanicoli e tutta la filiera, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e con molte aziende che faticheranno a produrre il reddito minimo per sopravvivere. È necessario attivare indennizzi compensativi». La provincia di Salerno vanta il maggior numero di aziende agricole e la più ampia superficie investita con quasi 6mila ettari vocati a castagneti tra la zona a ridosso con l’Irpinia, che ricade nell’areale di produzione della castagna di Serino e del Marrone di Roccadaspide. «La crisi dei raccolti favorirà le importazioni – conclude Tropiano – i consumatori si troveranno nel piatto quasi esclusivamente castagne straniere provenienti soprattutto da Spagna, Turchia e Slovenia, magari spacciate come nazionali o, ancor peggio, locali».