«Crisi più grave del Dopoguerra»

Il presidente Lombardi: «Proviamo a superare i soliti, sterili localismi»

«Se continuiamo così, rischiamo di non superare la più grave crisi del Dopoguerra». Il presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi, sottolinea «la carenza di una visione di sistema ed il permanere di sterili ed improduttivi localismi che non portano da nessuna parte».

Presidente, che cosa emerge dalla ricerca del Centro studi di Ance Salerno?

«Al di là dei segnali di lieve inversione di tendenza provenienti principalmente dall'edilizia privata il problema centrale resta l'immissione di liquidità nel tessuto produttivo. Il credit crunch in Campania ed in provincia di Salerno è un fenomeno ancora saldamente in atto. Nel Salernitano la persistenza delle politiche restrittive nel settore delle costruzioni è stata particolarmente avvertita anche per tutto il 2013 - come rilevato dal nostro Centro Studi - al punto che si registra un valore ancora molto importante relativo alla percezione del rischio-usura. È questo il perimetro all’interno del quale ci muoviamo».

Come se ne esce?

«La grave carenza di soggettività politica ed istituzionale dei territori meridionali si traduce in una pallida incisività in tutti le sedi competenti. Con i risultati che conosciamo: la crescita di un dualismo che non porta a nulla di buono anche in termini di coesione sociale e di potenzialità di futuro per le giovani generazioni. In altri termini: la selezione meritocratica inesistente della classe dirigente (non solo politica ed istituzionale) e la persistente presenza di un sistema di consociativismo localistico sterile e controproducente continua a pietrificare le tante opzioni di ripartenza di troppe aree del Mezzogiorno che di fatto guardano l’Europa da troppo lontano, se non quasi dall’esterno».

Su quali priorità occorre puntare?

«È il momento di concentrarsi principalmente sulle priorità che si dovrebbero tenere presenti senza perdere ulteriore tempo: riqualificazione urbana; energie rinnovabili; sviluppo delle aree interne; infrastrutture e logistica. Occorre intervenire per ampliare le dimensioni medie d’impresa; per il rafforzamento della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico; per l’aumento del grado di apertura verso l’estero e per il rilancio delle politiche di attrazione; per la riqualificazione del modello di specializzazione produttiva; per la riduzione del grado di fragilità finanziaria delle imprese, che rende più difficile l’accesso al credito».