Crescent, stop a Sist «Ora paghi gli oneri» 

Il Comune diffida la società che deve costruire l’ultimo lotto La replica: «In corso solo i lavori di messa in sicurezza»

Mentre la parte pubblica del cantiere della piazza e della strada antistante il Crescent proseguono, restano ferme, invece, le attività della Sist. La società che fa riferimento all’ex Jolly e che dopo aver ottenuto l’autorizzazione alla demolizione, ora, dovrebbe iniziare con la realizzazione dell’ultima parte (il sesto lotto) dell’emiciclo, ha fatto sapere che il cantiere è aperto solo per la messa in sicurezza dell’area. Precisazione che è arrivata durante l’udienza del 2 febbraio nel corso della deposizione di uno dei consulenti della società nell’ambito del processo Crescent. E che il Comune si è visto recapitare in risposta a una diffida rispetto al pagamento di oneri concessori.
In totale, la Sist dovrebbe pagare in più tranche 2 milioni e mezzo di euro per gli oneri concessori. Pagamento, insieme ad altre procedure, che sblocca ed è vincolante per l’autorizzazione alla costruzione. Da quel momento, infatti, parte il conto alla rovescia dei tre anni entro i quali l’opera deve essere ultimata. Adempimenti burocratici e soldi che il Comune esigerebbe, ma che la società ritarderebbe nel versamento in attesa che il processo vada a sentenza. Le uniche opere realizzate finora nel cantiere dell’ex Jolly hotel, quindi, sono quelle esclusivamente necessarie ad arginare la notevole quantità di acqua presente nel sottosuolo in modo da non rappresentare un pericolo per la sicurezza di tutto lo spazio circostante. «Gli uffici tecnici hanno inviato alla società una nota – precisa l’assessore all’Urbanistica, Domenico De Maio – alla quale i tecnici della Sist dovranno rispondere. Intanto per quanto riguarda il Comune i lavori della piazza con l’attivazione di tutti i sottoservizi e il cantiere alle spalle del Crescent proseguono». L’assessore ribadisce anche la determinazione a voler restare nei tempi e chiudere entro un anno, un anno e mezzo, tutti i cantieri che attengono al Comune, compreso l’arredo, la pavimentazione e la messa in attività di alcuni dei negozi. Se la Sist, quindi, dovesse ritardare ulteriormente non resterà un buco nella piazza, ma il Comune si riserverà di procedere con gli strumenti previsti dalla legge, compresa la possibilità dell’esproprio. Molta parte del destino del Crescent, quindi, continua a giocarsi sulle carte bollate e nelle aule giudiziarie con le associazioni e i comitati, Italia Nostra e No Crescent contrari all’opera e determinati a non fare da spettatori non protagonisti rassegnati ormai all’imponderabile. (e. t.)
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