Crai, Piscrai e Piscriddi Il futuro in fondo al calice

Il Cru della vasta tenuta cilentana è l’Aglianico Igt Paestum Vigna dei Russi

di Barbara Cangiano

Domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. L’azienda agricola . Cobellis di Pattano, Vallo della Lucania, sa guardare al futuro con passione, impegno e determinazione. Crai, Piscrai e Piscriddi, rispettivamente i nomi di un Fiano, un Barbera ed un blend di Aglianico e Barbera, sono in dialetto cilentano gli epiteti affibbiati ad un tempo calcolato più con il cuore che con gli orologi. Di amore (e di lavoro duro) ce n’è voluto davvero tanto per fare di un mosaico di appezzamenti di terra, distesi sul crinale di una collina argillosa a trecento metri di altezza, un impero dove convivono viti, ulivi ed un allevamento di vacche, pecore, capre e bufale, libere di pascolare su quasi trecento ettari dove è la natura a farla da padrone.

Il merito è tutto di papà Francesco, chirurgo, erede di una dinastia che affonda le sue radici a Vallo fin dal 1400 e che ancora oggi è legata a doppio filo alla medicina (la clinica Cobellis è un punto di riferimento per la sanità anche oltre i confini del Cilento). «L’azienda nasce con lui: negli anni Settanta iniziò ad acquistare dei terreni, facendo un’operazione di investimento in assoluta controtendenza: quelli erano anni in cui si preferiva il mattone - racconta il figlio Massimo che oggi regge il timone - Lui invece, che aveva da sempre un fortissimo amore per la terra, decise di impiantare vigneti ed uliveti in un primo corpo aziendale di circa settanta ettari». Anno dopo anno la tenuta di famiglia ha esteso i propri confini, trasformando quella passione in un impegno faticoso ma non per questo meno affascinante. Affacciati sulla conca di Velia, dove Parmenide e Zenone fondarono la Scuola Eleatica, da anni si fanno coccolare da vento e sole i grappoli di Fiano, Barbera, Sangiovese ed Aglianico che, sotto lo sguardo vigile dell’enologo toscano Lorenzo Scotto, finiscono in calici apprezzatissimi oltre i confini salernitani. L’azienda - da circa cinque anni è a pieno titolo nel mondo professionale del vino, dopo aver intrapreso l’avventura dell’imbottigliamento e dell’etichettatura - produce quasi 21mila “esemplari” annui: il Crai, un Fiano in purezza che vanta l’Igt Paestum; il Piscriddi (miscela di Aglianico e Barbera); il rosè Piscrai (fatto al cento per cento di Barbera) con il Vigna dei Russi, Aglianico in purezza Igt Paestum che è la punta di diamante di casa. Il Cru cilentano ha alle spalle un affinamento di circa tre o quattro mesi in vasche di acciaio, poi per un anno riposa in barrique di rovere francese nuove e di primo passaggio, prima di restare per altri tre o quattro mesi in bottiglia. Dopo questa lunga “gestazione”, Vigna dei Russi (il nome deriva dal luogo dove crescono le pigne profumate) il calice offre al palato un vino dal colore rosso rubino intenso, che al naso esprime complesse note floreali e di frutta matura, con sfumature balsamiche di vaniglia e tostatura.

Ai clienti, ma anche ai semplici curiosi, la tenuta Cobellis offre la possibilità della vendita diretta dei prodotti (da segnalare l’olio Dop Ruine), la degustazione in cantina, visite guidate e possibilità di alloggio, ma il sogno nel cassetto del patròn Massimo è quello di potenziare il core business aziendale, ossia l’ospitalità, inserendo la sua oasi naturale in un circuito all’avanguardia per gli amanti dei wine tour. Strizzando un occhio alla sostenibilità ambientale: «Tra i progetti in cantiere, c’è l’idea di realizzare un impianto di biogas per produrre energia elettrica. Viviamo immersi nel verde, è giusto rispettare la generosità della terra che ci ospita». Un omaggio contenuto anche nelle etichette: una cartina geografica nella quale sono raffigurate tutte le proprietà di famiglia (Ogliastrello, Starze, Prevetelupo, Ruine, Russi) delimitate da un’onda nera: è il crinale del monte Gelbison, dal quale spicca la croce in metallo che nelle notti estive, quando brilla illuminata, è visibile fino ad Ascea.

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