Crac Value, Della Monica a processo

L’imprenditore è stato rinviato a giudizio con altre sei persone per la bancarotta della società immobiliare

Un anno fa la Guardia di finanza aveva messo i sigilli a 42 box per auto, che una società del gruppo Hdc/Cavamarket aveva in proprietà a Napoli e che per gli inquirenti erano passati di mano in mano, tra le varie sigle societarie della holding, con il solo scopo di sottrarli ai creditori. Ieri per quella operazione finanziaria, collegata alla bancarotta della società immobiliare “Value srl”, sono stati rinviati a giudizio l’imprenditore cavese Antonio Della Monic a (già a processo per il crac della holding dei supermercati) e altre sei persone: Salvatore D’Andrea, anche lui di Cava ed ex amministratore della Value al pari di Della Monica; Francesco Fusco di Mugnano, amministratore unico della Value al momento del fallimento; la salernitana Anna Forte, procuratrice della Value e socia e vicepresidente della cooperativa “Nausicaa Domus e dintorni” a cui i box furono infine ceduti; Michele Del Regno di Baronissi, marito della Forte e amministratore di fatto di Value; Antonio Scelzo di Giffoni Valle Piana, presidente di Nausicaa; Simone Di Maio, originario dell’Avellinese, in qualità di amministratore di fatto e procuratore della società Ri.na Costruzioni.

Al centro dell’inchiesta c’è un giro vorticoso di alienazioni e passaggi societari, con cambiali mai pagate e assegni prima emessi e poi stornati. Tutto con un unico obiettivo, individuato dal pubblico ministero Marinella Guglielmotti nell’intento di «distrarre giacenze di beni aziendali», sottraendo all’azione dei creditori un valore di oltre 7 milioni di euro. I garage che i finanzieri del nucleo tributario, coordinati dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, misero sotto sequestro nella zona di Fuorigrotta a Napoli erano in origine di proprietà della “Trade Real Estate, immobiliare del gruppo Cavamarket e anch’essa dichiarata fallita. Furono trasferiti alla Value, nata da una scissione proprio della “Trade Real Estate” e pure lei riconducibile alle famiglie Della Monica e D’Andrea. Però anche la Value finì in cattive acque (fino alla dichiarazione di fallimento datata 4 ottobre 2011) e i beni passarono ancora di mano. Sarebbe stata Anna Forte, in qualità di procuratrice della società, a vendere nel marzo del 2011 i 42 box auto alla cooperativa Nausicaa di cui lei stessa era vicepresidente. Per quella alienazione risulta fissato un prezzo di 1 milione e 260mila euro, che però non finì mai nelle casse della società venditrice. Alla fine, tra vari passaggi di mano e artifizi contabili, il danno al patrimonio societario è stato calcolato in 7 milioni e 292mila euro, svaniti quando lo stato di insolvenza della Value era già chiaro. Non a caso il pubblico ministero evidenzia che le scritture contabili erano tenute in modo «da rendere impossibile la ricostruzione degli affari e della società fallita», omettendo di annotare il contratto con la cooperativa e tenendo tutti i registri «in modo irregolare, con cancellature e correzioni di numeri di pagine», senza annotare il bilancio 2009 e senza aggiornamenti sul 2011, anno del tracollo.

Il giudice dell’udienza preliminare, Dolores Zarone, ha rinviato tutti a giudizio, fissando per settembre l’inizio del processo. In quella data i collegio difensivo (tra gli altri gli avvocati Federico Conte, Pasquale Adinolfi e Vittorio Del Vecchio) potranno opporre eventuali eccezioni preliminari. Si deciderà invece a giugno su quelle presentate nel processo principale per il fallimento del gruppo Cavamarket.

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