Crac della “Aminea Otto” In sette rinviati a giudizio 

I vertici dell’azienda casearia sono accusati del reato di bancarotta fraudolenta Rischiano dieci anni di carcere per aver gonfiato i bilanci ingannando i creditori

ALBANELLA. Generarono un crac da sette milioni di euro per contravvenire le legittime aspettative dei creditori, ora rischiano fino a 10 anni di carcere. I vertici della ditta casearia “Aminea Otto” di Albanella, in carica nel 2008, che aveva acquisito il marchio “La nuova Contadina”, sono stati rinviati a giudizio. Sosterranno un processo per bancarotta fraudolenta che sarà incardinato il prossimo 16 aprile davanti ai giudici della Prima sezione penale.
A decidere il rinvio a giudizio è stato ieri il gup Renata Sessa del tribunale di Salerno. A processo sono chiamati sei imputati: Amerigo Marino di Salerno, Michele Oscar Cafarelli di Battipaglia (avvicendatisi nel ruolo di presidenti del consiglio d’amministrazione della Aminea), Angelo Maria Carrozza di Altavilla Silentina (che ha ricoperto il ruolo di vice presidente), Fioravante De Vivo di Salerno (che ha rivestito l’incarico di amministratore unico), Emilio Erra di Pontecagnano e Benedetto Ligurso di Pontecagnano, nelle vesti di consiglieri d’amministrazione. Il collegio difensivo risulta composto dagli avvocati Marco Martello, Tullio Toriello e Federico Conte.
L’inchiesta giudiziaria nasce sei anni fa, nel 2012, e verte proprio sull’acquisizione dell’azienda casearia che produce latticini con il marchio “La nuova Contadina”. Il pm Francesco Rotondo, titolare delle indagini, si è soffermato sulla voce “avviamento”, presente in ben tre bilanci approvati dalla società poi fallita, sotto la quale è girata una somma di circa due milioni di euro. Ad avviso della pubblica accusa, la procedura contabile poteva essere valida solo se l’azienda acquisita fosse stata davvero in grado di produrre utili superiori ai livelli ordinari e non avesse invece originato nell’ultimo triennio soltanto perdite, come era appunto nel caso di specie.
Secondo l’impianto accusatorio della Procura, condiviso dal gup, gli amministratori della Aminea Otto, avrebbero provocato con la loro condotta il dissesto della società a responsabilità limitata, presentando in bilancio dati non veritieri, soprattutto in entrata, e rappresentando una solidità patrimoniale che in realtà non sarebbe esistita. Tale comportamento – sostiene l’accusa – servì per indurre in errore sia i creditori sia le banche che erogavano finanziamenti. Con il bilancio “gonfiato”, ma scarso di solidità, chi vantava crediti verso la società si trovarono spiazzati quando, nel 2010, le perdite di esercizio furono tali da “mangiarsi” il patrimonio e, due anni dopo, la Aminea Otto fu dichiarata fallita. Per chiarire se ci furono responsabilità penali nell’approvazione di quei bilanci, si terrà un processo penale. Nel corso della fase dibattimentale saranno esaminati gli elementi di prova per stabilire se il cda della società fallita messe in atto una frode ai danni dei creditori. (m. l.)