Crac dell’azienda Lodato Esposto della curatela 

Segnalate presunte irregolarità nell’iter giudiziario dopo la sentenza di fallimento documento-denuncia al Csm, al procuratore generale e al presidente del tribunale

Avvisi di vendita oltre i termini previsti per legge, irregolarità nei tempi e nei modi delle esecuzioni, istanze mai vagliate e soprattutto una contestata espropriazione immobiliare, avviata da quattro diversi istituti bancari, finiscono al centro di una nota-esposto inviata dalla curatela fallimentare dell’industria conserviera Gennaro Lodato &co Spa. L’azienda per la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi, con sede legale in Castel San Giorgio, come ricostruito dai documenti giudiziari, risulta fallita con sentenza numero 8 del 2018, in data 9 febbraio.
Il 13 febbraio il giudice sostituiva il responsabile nella custodia dei beni immobiliari conferendo la delega per le operazioni di vendita. Il 15 marzo successivo i curatori si opponevano, richiamando la nullità del procedimento di esproprio e chiedendo la sospensione con apposita istanza: con estrema celerità, il giudice fissava al 22 maggio, e poi al 15 maggio su nuova istanza dei curatori stessi, l’udienza di comparizione, quella in cui doveva arrivare una qualche decisione, appena pochi giorni prima della fissata vendita. Il percorso così riassunto, di fatto, oltre due mesi dopo non ha registrato provvedimenti, con la riserva del giudice rimasta senza scioglimento, sospesa anch’essa, senza la prevista possibilità di ridiscutere ogni decisione in sede collegiale. Nel frattempo, quella che tecnicamente è definita “consistenza immobiliare”, cioè il patrimonio di edifici o strutture fisse, uffici o altro, con verbale del 20 luglio scorso è stato aggiudicato provvisoriamente alla De Clemente conserve di Fisciano.
Il problema è che tale aggiudicazione vizierà le successive decisioni: l’eventuale accoglimento della opposizione rimasta senza esito, «risulterà sostanzialmente inutile», perché in ogni caso, come sancisce la Cassazione, «resta ferma l’aggiudicazione anche provvisoria disposta nel frattempo». La curatela ha più volte spiegato e argomentato il danno per tutti i creditori dalla vendita smembrata del patrimonio, a fronte di macchinari di difficile spostamento e trasporto, con un valore calcolato dei beni strumentali pari a 4 milioni e mezzo di euro calcolati.
Nel dettagliato documento- esposto, sottoscritto dal legale Giuseppe Mauriello, avvocato dei curatori professor Angelo Scala e dottor Giovanni D’Antonio, si mettono in fila tutti gli elementi critici nella gestione del fallimento, con l’opposizione alle contestate esecuzioni. Come risulta dalla ricostruzione, l’istanza del 15 marzo 2018 veniva superata oltre due mesi dopo, il 22 maggio, dalla fissazione dell’udienza di comparizione, con la riserva di ogni decisione. Oltre due mesi dopo, a quattro mesi complessivi dal deposito del ricorso, il giudice ancora non provvedeva sulla sospensione, impedendo così ogni reclamo alla Curatela, con un ritardo definito nella nota «contrario alle più elementari regole fissate per l’adozione delle misure cautelari, risultando particolarmente pregiudizievole per le ragioni della curatela e de la massa di creditori».
Il 20 luglio scorso, intanto, gli immobili del complesso aziendale sono stati aggiudicati provvisoriamente alla De Clemente, con oltre 11 milioni di euro di valore calcolato e un iter finito sotto accusa «all’esito di una procedura competitiva che ha visto un unico partecipante».
Le anomalie sono ora all’attenzione del Csm, per le verifiche della regolarità del caso, della Procura generale presso la Corte d’Appello di Salerno, del ministero della giustizia e per conoscenza del presidente del Tribunale di Nocera Inferiore.
Alfonso T. Guerritore
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