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Crac Amato e corruzione Indagati i vertici della Esa

Nuova proroga nelle indagini che coinvolgono il sindaco e il figlio Piero. Nel mirino gli intrecci tra fallimenti e gli incarichi per Piazza della Libertà

C'è una nuova proroga di indagine nell’inchiesta che vede indagati per corruzione il sindaco Vincenzo De Luca e il figlio Piero. E dagli atti stavolta emergono anche i nomi degli imprenditori della Esa, la ditta che demolì parte del pastificio Amato e lavorava alla pavimentazione di piazza della Libertà prima del crollo.

I sostituti procuratori Guglielmo Valenti e Antonio Cantarella hanno iscritto nel registro degli indagati Armando Esposito, Gilberto Belcore ed Enrico Esposito, consigliere comunale a Nocera. Gli ultimi due sono già imputati per il fallimento del pastificio, da cui è partito il filone d’inchiesta su corruzioni e concussioni con il coinvolgimento dei vertici del Comune. Al centro c’è la figura di Mario Del Mese, che Giuseppe Amato jr accusa di aver fatto da mediatore con l’Amministrazione comunale per il progetto immobiliare nel vecchio pastificio, chiedendo in cambio soldi per sé e per la campagna elettorale di De Luca alle regionali del 2010. Sempre Del Mese ha poi avuto dalla Esa l’affidamento alla Ifil (di cui è stato socio e amministratore) di una “consulenza” da oltre 700mila euro per i lavori di piazza della Libertà.

Gli inquirenti sospettano che nell’incarico il nipote dell’ex sottosegretario Paolo Del Mese sia stato favorito in virtù della sua amicizia con il figlio del sindaco. A indagare sono gli stessi magistrati dell’inchiesta su Esa e Ifil per l’ipotesi di evasioni fiscali e fatturazioni fittizie. Il primo avviso, per “emissione di fatture per operazioni inesistenti” fu consegnato a Del Mese a settembre del 2012, poi, ad aprile 2013, il fascicolo è stato aggiornato con l’ipotesi di corruzione. In mezzo c’era stato il secondo interrogatorio di Amato jr, secondo il quale l’azienda di famiglia aveva pagato i gadget della campagna deluchiana per la Regione, saldando fatture consegnate da Mario Del Mese. E a marzo i finanzieri del nucleo tributario avevano acquisito in Comune decine di documenti contabili sui lavori di piazza della Libertà: pagamenti, cessioni di credito, ma anche delibere e gli atti di una variante urbanistica del febbraio 2011, che fece lievitare di 8 milioni il costo dell'opera.

Del Mese ha sempre respinto ogni accusa, presentando nel novembre di due anni fa una querela contro Peppino Amato accompagnata da un faldone di documenti da cui si evince, tra l’altro, che la presunta convenzione col Comune per la costruzione degli appartamenti di Jean Nouvel (che lui avrebbe agevolato) non sarebbe mai esista, che quella circolata era solo uno schema ciclostilato e che la reteizzazione degli oneri di urbanizzazione (ritenuta un trattamento di favore) è procedura consolidata.

A difendersi è anche Alberto Di Lorenzo, capo staff del sindaco e settimo destinatario della proroga di indagine con l’accusa di concussione nei confronti degli Amato. Il suo nome è emerso il mese scorso, dopo che l’interrogatorio di Giuseppe Jr è stato desecretato. «Mario Del Mese mi disse “c'è Alberto che vuole una casa”» ha dichiarato Amato al sostituto procuratore Vincenzo Senatore che indagava sul crac. Ha pure aggiunto che nessuno gli specificò che l’immobile fosse chiesto gratis ma che lui così intese, e che nel contratto di prenotazione di Di Lorenzo non trovò - a differenza che in altri - la copia dell’assegno per la caparra. Il difensore del funzionario, Arnaldo Franco, parla di «accuse infondate» e «congetture prive di riscontro», e ha ribadito anche ieri che sin da maggio il suo assistito chiede di essere ascoltato dai magistrati «per chiarire ogni cosa».