Crac Amato e banche Mussari torna dal pm per farsi interrogare

E intanto prosegue il processo: ieri in aula Luigi Ansalone Il ragioniere del pastificio ha difeso le operazioni finanziarie

Giuseppe Mussari, l’ex presidente di Mps indagato con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta con altre 13 persone – tra le quali anche l’ex deputato Paolo Del Mese e l’ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi – è tornato ieri mattina a Salerno per fornire una nuova deposizione nell’ambito del secondo filone d’inchiesta, inerente nello specifico al ruolo delle banche, dell’inchiesta per il crac dell’ex pastificio Amato.

È stato proprio Mussari, interrogato una prima volta il 28 febbraio scorso, a chiedere di essere ascoltato nuovamente dal pm Vincenzo Senatore, titolare dell’inchiesta, dopo aver ricevuto il 2 settembre scorso la notifica di conclusione delle indagini. «Abbiamo chiesto di essere sentiti – ha spiegato l’avvocato Fabio Pisillo, il difensore di Mussari che ieri lo ha accompagnato a Salerno – alla luce degli atti che nel febbraio scorso non avevamo ancora a disposizione».

L’accusa contestata a Mussari, Del Mese e Ceccuzzi, riguarda il presunto contributo al fallimento dello storico pastificio salernitano relativamente alla concessione di un finanziamento finalizzato all’operazione di “spin off” immobiliare concessa da Mps ai titolari dell’ex pastificio. Nel frattempo, davanti al collegio della prima sezione penale del Tribunale di Salerno che sta giudicando sulla bancarotta del pastificio Amato, è stato chiamato a deporre anche il ragioniere della famiglia Amato, Luigi Ansalone senior. Ascoltato dai giudici del collegio presieduto da Gaetano De Luca, Ansalone ha ripercorso le fasi salienti della parabola decrescente di una famiglia tra le più in vista della città, finita in bancarotta.

Nel lungo interrogatorio a cui si è sottoposto, il ragioniere della famiglia Amato ha più volte sottolineato come le operazioni effettuate dal gruppo imprenditoriale, compresa la richiesta di mutuo avanzata e accolta da Mps per creare l’Amato Re, erano finalizzate al rilancio dell’azienda dopo il primo dissesto, in qualche modo sanato solo grazie agli utili accantonati dal gruppo, del 2005.

Ansalone ha parlato, infatti, di una riunione fatta a Roma in cui, alla presenza di Mario Del Mese ma non di Paolo, Mussari era sembrato entusiasta del progetto tant’è che aveva approvato la riconversione dell’opificio di Mariconda e sottoscritto il finanziamento per la vendita e la costruzione degli appartamenti di lusso a firma di Jean Nouvel. Operazione, questa, che avrebbe dovuto portare grandi profitti. Nei due anni successivi Ansalone ha parlato di bilanci in attivo e di stipendi sempre pagati agli operai del pastificio. Poi gli investimenti sbagliati che, secondo la sua deposizione, erano comunque finalizzati non alla frode ma al risanamento dell’azienda di famiglia. (fi.lo.)

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