L'inchiesta

Costoni a rischio crollo, è allarme nel Cilento

Malgrado i divieti le spiagge interdette continuano a essere frequentate Da Pisciotta a Sapri pugno di ferro della Capitaneria con multe e sequestri

CAMEROTA. Massi enormi, pericolanti, che potrebbero scivolare in mare. E sotto motoscafi ancorati, con bambini a bordo che giocano felici. Scene da brividi nel mare del Cilento dove la Guardia costiera ha deciso di intensificare i controlli ed applicare tolleranza zero per chi non rispetta i divieti. D’altronde il comandante del Circondario marittimo di Palinuro, il tenente di vascello Andrea Palma, lo aveva anticipato già lo scorso autunno: «Se gli enti competenti non interverranno per mettere in sicurezza i costoni a rischio saremo costretti ad agire». E ora, dopo mesi di solleciti e avvisi, è arrivato il momento di intervenire per evitare tragedie. Anche perché questo tratto di costa, che si sgretola sempre di più, è particolarmente gettonato dai diportisti. E poi è ancora forte il ricordo della tragedia avvenuta lo scorso anno all’interno della grotta del Ciclope dove perse la vita il 27enne Crescenzo Della Ragione, colpito da un masso staccatosi improvvisamente dal costone roccioso. «Mai più tragedie di questo tipo, sia a terra sia in mare»: il comandante Palma non è disposto a mediare sulla sicurezza delle persone.

I controlli e le multe. I primi controlli sono scattati nelle zone più a rischio, tra Marina di Camerota e Palinuro. Decine di imbarcazioni sono state fatte allontanare e i proprietari multati. Il caso più grave a Palinuro, a Cala Fetente, dove un diportista è stato trovato a bordo della propria imbarcazione, con moglie e figli, ancorato a ridosso di un masso pericolante, tenuto saldo al costone solo da qualche sterpaglia ancora verde. «Questo significa sfidare la natura – dice Palma – non è possibile mettere a rischio così la propria vita».

La mappa del pericolo. Le zone a rischio sono tutte riportate in un’ordinanza della Capitaneria: a Pisciotta in località “Acquabianca” (zona Catenazzo), a Centola-Palinuro in località Ficocella, Cala Fetente, Buondormire, Marinella, spiaggia delle ossa e nei pressi dell’Arco Naturale. A Marina di Camerota a Cala Fortuna, Cala Monte di Luna, nei pressi di Cala Bianca, a Punta Iscoletti, a Cala Longa e a Cala dei Morti. Nel comune di San Giovanni a Piro, nelle località Cala delle Vipere, Cascarella e Garagliano e infine a Sapri in località Canale di Mezzanotte. In questi tratti è necessario rispettare il limite di sicurezza di 30 metri dal costone roccioso. Limite di dieci metri solo all’arco naturale di Palinuro e in località Rione Sant’Anna a Scario. L’ordinanza, che è in vigore dal 2011, «si è resa necessaria per garantire la sicurezza della navigazione e delle vite umane in mare – spiega il comandante – Questo è un angolo di costa stupendo e non è nostra intenzione tenerlo nascosto agli occhi dei tantissimi visitatori. Ma avere delle piccole accortezze e restare a debita distanza dalle zone ritenute a rischio, mi sembra il minino per un buon marinaio». Per i diportisti che non rispettano l’ordinanza sono previste multe salatissime: 172 euro per le imbarcazioni fino a 10 metri, 344 per quelle più grandi e 200 euro per i bagnanti. Il più delle volte si tratta di diportisti che incautamente violano l’ordinanza. Purtroppo non tutti sanno che è buona regola, prima di intraprendere la navigazione, verificare tramite il sito della Capitaneria di porto (www.guardiacostiera.it) i divieti e i limiti presenti nella zona interessata. Negligenza causata il più delle volte da un vuoto legislativo che non prevede alcun tipo di patente, e quindi di preparazione, per chi conduce una barca con motore inferiore ai 40 cavalli.

Le criticità e la burocrazia. Si tratta di criticità, invece, ben conosciute dagli enti locali. Lo scorso mese di febbraio il comandante Palma convocò un tavolo tecnico per trovare una soluzione condivisa del problema. Parteciparono quasi tutti i sindaci della zona; assenti invece i dirigenti dell’Autorità di bacino sinistra Sele e della Regione. I sindaci manifestarono la volontà di contribuire in maniera fattiva alla risoluzione del problema nominando dei tecnici di parte per effettuare dei controlli direttamente sul posto. Proposta che fu condivisa da tutti a patto che venissero effettuati «ulteriori valutazioni da parte degli enti sovraccomunali» e in particolare dagli stessi enti che «nel 2011 effettuarono una prima mappatura delle zone a rischio». Insomma le perizie di parte sarebbero dovute essere esaminate anche da altri tecnici dello Stato. Questo per evitare consulenze ben retribuite e relazioni costruite ad arte per risolvere con troppa facilità il problema. Peccato che dopo il tavolo tecnico in Capitaneria, passata una prima fase di entusiasmo, tutto è finito nel dimenticatoio. Alcuni Comuni hanno avviato l’iter per declassificare alcune zone a rischio ma i tempi sono ancora lunghi. Anche i cartelli di divieto affissi lungo alcuni tratti di costa sono spariti. In mare sono rimasti solo i guardiacoste a far rispettare le regole. Non sono tanti e non sono neppure eroi, fanno solo il loro lavoro per evitare tragedie.

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