Così Scarano offriva conti Ior agli amici

In una conversazione al telefono la proposta alla commercialista Cascone «Invece della Svizzera fatti una cosa qui da me, il tasso arriva al 9,5»

«Riguardo al quel discorso della Svizzera... Allora... Fatti qui na cosa da me, no?». La “cosa” è un conto corrente allo Ior, che monsignor Nunzio Scarano propone alla commercialista Tiziana Cascone in alternativa al deposito in una banca elvetica. Una procedura semplice semplice, a detta del prelato, che consente ai correntisti di eludere i controlli fiscali ma garantisce tassi più vantaggiosi di quelli praticati oltralpe. La Procura di Salerno sospetta che offerte di questo tipo siano state fatte anche ad amici imprenditori, e per questo ha inviato al Vaticano un’integrazione alla prima richiesta di rogatoria, con cui chiede di conoscere entrate e uscite anche dei cosiddetti “conti di corrispondenza”, quelli che la potente banca vaticana tiene aperti in istituti di credito nazionali e su cui finiscono, in realtà, soldi privati.

La conversazione tra Scarano e la Cascone è intercettata dalla Guardia di Finanza nel marzo del 2012: «Ne parlavo stamattina con il direttore» comunica don Nunzio. E spiega: «Ti fai una cosa da me, intestata a me, con lettera testamentaria eccetera, queste cose qua». i margini di guadagno sarebbero elevati: «Tu considera che un vincolato, da cento in poi... 9,5». Per gli investigatori significa che su 100mila euro di deposito si guadagna il 9,5 per cento. Una di quelle proposte che non si possono rifiutare. Il meccanismo è consolidato. Ad aprire il conto, formalmente, è un membro della Chiesa. I soldi, però, appartengono spesso ad altri, e dal momento in cui finiscono nel calderone Ior nessuna autorità straniera ha la possibilità di risalire ai veri possessori. Oltre ai rapporti accesi nella sua sede, ci sono quelli che lo Ior attiva negli istituti italiani: in teoria servono per regolare i rapporti interbancari, e il denaro dovrebbe transitarvi per poco tempo; in realtà capita vi resti a lungo e i movimenti che si eseguono sono anche quelle proprie dei conti ordinari, come prelievi di contante, acquisti di titoli, emissioni e incassi di bonifici. «Tali operazioni vengono effettuate dallo Ior anche per conto della sua clientela» sottolineano i finanzieri nella loro relazione. I soldi dei singoli, spiegano, «si confondono con l’insieme delle disponibilità dello Ior, con la conseguenza che un’ipotetica origine delle somme si svincola completamente dalla sua destinazione». È proprio questo legame che da Salerno il sostituto procuratore Elena Guarino sta cercando di ricostruire, sia attraverso le testimonianze di persone vicine al monsignore (l’imprenditore Massimiliano Marcianò è stato ascoltato per due volte, rivelando il sistema del plico diplomatico) che tramite accertamenti bancari.

Per sabato si attende la decisione del gip di Roma sulla richiesta di domiciliari, per motivi di salute, avanzata per Scarano dai legali Sica e Caroleo Grimaldi. Anche Giovanni Carenzio chiede di andare a casa. Gli avvocati D’Aquino e Merenda hanno presentato una consulenza medica che ne attesta i problemi respiratori, aggravatisi pochi giorni fa, quando per il broker di Pompei è stata necessaria una notte di ricovero all’ospedale Loreto Mare.

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