IL PERSONAGGIO

«Così salveremo il nostro Lungomare»

L’architetto salernitano Monica Giannattasio fa parte del gruppo che ha disegnato il nuovo waterfront. E dopo 12 anni...

SALERNO - Il Lungomare è talmente messo male da avere necessità di un intervento strutturale perché nessuna manutenzione provvisoria può sanare le crepe che si stanno aprendo e non c’è palliativo che potrebbe arginare i segni che sta lasciando l’erosione della costa. «Quello che vediamo è la somma di tante mareggiate che si sono susseguite negli anni. I rilievi dimostrano l’ammaloramento di una serie di punti», spiega Monica Giannattasio , architetto e restauratrice di monumenti salernitana e motore della cordata di professionisti che si è aggiudicata la progettazione del primo ambito (da Santa Teresa a piazza della Concordia) del progetto di tutela della costa cittadina e di ripascimento. Per questa ragione, l’architetto conosce profondamente ogni centimetro del Lungomare con le sue criticità dovute al contatto ravvicinato, quasi osmotico con il mare e, quindi con le mareggiate. Ha osservato a fondo i luoghi, le connessioni e i rimandi storici.

Dalla laurea al progetto. In realtà, come lei stessa racconta, il chilometro più panoramico della città l’accompagna fin dal periodo della Laurea quando, anche grazie alle suggestioni e agli stimoli continui del padre Gianni Giannattasio urbanista, architetto e professore, scrive una tesi proprio sul Fronte del mare di Salerno. Con la visionarietà di una giovane architetta, seguendo gli input paterni, Monica Giannattasio immagina un porto darsena a piazza Mazzini. Un destino segnato, quello dell’architetto, dai disegni del papà che per primo immaginò di prolungare il Lungomare dal Fusandola al Picentino con tanti piccoli approdi al posto di gradi porti e con l’Università nella zona dell’Arechi. E, successivamente, dal concorso per l’attuale progettazione del Lungomare. Dopo aver disegnato tanti nuovi “pezzi di Salerno”, infatti, sul suo percorso professionale ritorna il primo amore: ritorna il Lungomare. «Probabilmente - considera - quello della Tesi di Laurea fu il primo approccio verso un cammino che mi avrebbe portata a vincere il concorso di idee (bandito dal Comune di Salerno con delibera del 2 febbraio 2007) sul tema “Interventi di difesa, riqualificazione e valorizzazione della Costa di Salerno”.

Il pool al lavoro. La sfida è stimolante, gareggiano artisti e studi di architettura di fama internazionale (tra gli altri quello di Ruiz Sanchez vincitore della progettazione del quarto ambito) e l’architetto Giannattasio non si sottrae. «Mi posi il problema - ricorda - di come interfacciarmi con professionisti di un certo calibro che conoscessero e avessero studiato le condizioni meteo marine di Salerno ». È a quel punto che l’architetto ricorda di un precedente progetto che riguardava lo sviluppo di un albergo in piazza della Concordia. In quell’occasione, racconta, «l’ingegner Francesco Guiducci aveva condotto un approfondito studio meteo marino, allora pensai di chiamarlo e gli chiesi di partecipare con me al progetto». Nella cordata entrano anche altri due soggetti: Thetis Spa, società di progettisti del Mose di Venezia e Lotti associati. Il 18 aprile del 2008 il Raggruppamento vince il concorso d’idee per la progettazione dell’Ambito 1. E, dopo varie vicissitudini e tempo trascorso, a distanza di 12 anni, lo scorso giugno, è stata presentata la progettazione definitiva con una nuova configurazione dell’ambito scaturita anche dalle prove in vasca.

Il nuovo Lungomare. Nella progettazione iniziale era stato inserito anche il porto Masuccio salernitano (escluso da quella attuale) e, nel complesso, il fronte del mare è stato ridisegnato seguendo una strada diversa da quella tracciata da Oriol Bohigas. «Salerno non è Barcellona e la progettazione doveva tenere conto delle peculiarità della nostra città che è più piccola e bellissima», dice l’architetto Giannattasio. E, infatti, il risultato che i rendering restituiscono a fatica è di un intervento che è pensato per la città da occhi che amano profondamente Salerno». Il progetto del primo Ambito, però, pone una serie di problematiche peculiari come lo sversamento dei torrenti Fusandola e Rafastia. «Confrontarsi con una città storica - spiega - è sempre complesso e delicato, forse più semplice ragionare con spazi vuoti. Nel caso di Salerno bisogna confrontarsi con la città Medioevale e con quella moderna (tra inizi ’800 e ’900 con gli edifici della borghesia nascente). Ma anche con il rapporto tra le colline e il mare; tra il Castello Arechi e il Golfo». Quindi, chiarisce «si è trattato di un progetto che ha tenuto conto della storia ma anche della morfologia dei luoghi e delle caratteristiche architettoniche degli edifici».

I torrenti e la costa. Il nodo più complesso da sciogliere, però restava, spiega ancora «come salvaguardare la costa cercando di creare strutture a difesa dall’erosione che interloquissero con la città storica. In particolare, avevamo il problema di incanalare gli sbocchi dei torrenti Rafastia e Fusandola per questa ragione, nel punto più critico (all’altezza del bar Nettuno) dove c’è un coacervo di sversamenti, abbiamo creato un pennello in cui confluiscono tutti. Con i miei partner, però, abbiamo voluto il pennello avesse non solo una funzione idraulica ma anche quella di una passeggiata verso il mare». Più avanti, verso piazza Cavour, invece, spiega l’architetto «il pennello non ha necessità di contenere sbocchi ma contenere le spiagge che si creano. Le prove in vasca hanno indicato ulteriormente le soluzioni e la configurazione delle spiagge. E, anche ragionando rapporto tra il Lungomare degli anni '50 e le nuove spiagge, dopo attenta riflessione è parso logico prolungare il discorso delle gradinate di Santa Teresa con piattaforme (non troppo profonde) che con discese e rape riescono a creare un collegamento». In più, aggiunge «le piattaforme potranno essere anche spazi per la ristorazione e la balneazione ». È esclusa, invece, l'istallazione delle cabine che avrebbero un grosso impatto (nulla che sia previsto nel progetto) sul contesto. «Le piattaforme precisa - non saranno realizzate con lo stesso materiale dei gradoni di Santa Teresa ma con un nuovo materiale altamente tecnologico composto di resina e plastica. Infine, abbiamo eliminato i frangiflutti con una protezione che consente di vedere la linea di orizzonte del mare nella sua estensione piena ». Il resto, poi, dipenderà dalla pulizia del mare e dal funzionamento dei depuratori.

Eleonora Tedesco