«Così perdiamo commesse vitali»

Cresce la preoccupazione degli operai: «Sono a rischio i posti di lavoro»

SALERNO. La notizia della sospensione delle attività ha ovviamente scosso anche i lavoratori delle Fonderia Pisano, in continuo equilibrio su quel filo che pare giorno dopo giorno tendersi sempre più, con la costante paura di vedere i cancelli di via dei Greci chiusi per sempre. Ad esprimere le proprie preoccupazioni è Angelo Clemente, uno dei portavoce dei lavoratori dell’opificio: «Siamo in cassa integrazione da dicembre - spiega Clemente - e stiamo effettuando turni a rotazione anche per completare prima i lavori». I lavoratori si dicono preoccupati «ma non per la questione delle irregolarità bensì per il tempo che occorrerà per rimetterci a norma. Si tratta - spiega Clemente - di accorgimenti piccoli emersi dopo un controllo più approfondito da parte dell’Arpac ma sui quali stavamo già lavorando. Molte delle irregolarità presenti nel provvedimento le abbiamo già risolte. Ora dobbiamo risolvere le restanti. Il tempo è però contro di noi, dato che ogni giorni che passa senza produrre ci fa perdere commesse importanti che sarà difficile far tornare». E le commesse sono quelle Fiat o Cnh. «Sono state già contattate ditte esterne per i lavori e stiamo effettuando dei turni in fonderia per risolvere le criticità ma per noi sicuramente sarebbe stato più opportuno farci fare le modifiche senza interrompere la produzione». Clemente si sofferma sulla questione dell’immagine, intaccata da più parti con accuse che, secondo i lavoratori, tenderebbero alla strumentalizzazione o all’ingigantimento. «I controlli sono giusti, ben vengano. Siamo una delle aziende più controllate della regione, ma utilizzare dei cavilli però è eccessivo. Parlo della presenza di rame, parlo di mancate comunicazioni riguardo un nuovo macchinario e di tante altre piccole situazioni che non riguardano né la sicurezza né la salute. Se le Pisano chiudessero domani, il problema sarebbe per le nostre famiglie. Perché le istituzioni non si mettono d’accordo per trovare un’area adatta dove delocalizzare? L’azienda vuole creare un polo serio nel Meridione. Avevamo avuto l’opportunità nei pressi dei Fonditori, zona a ridosso dei Comuni di Pontecagnano e Giffoni, ma ce l’hanno negata. La verità è che manca la volontà. Il nostro timore è che, messo alle strette, si decida per la chiusura. Al contrario, finiti i lavori non potranno accusarci più di nulla poiché avremo dimostrato di essere a norma, ancora una volta».

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