«Così l’ospedale rischia di morire» 

Galdi: Salerno ci penalizzerà se non rientriamo almeno nella rete dell’emergenza

La sorte del “Santa Maria dell’Olmo” ancora all’attenzione della politica locale. Questa volta è l’ex sindaco Marco Galdi ad accendere i riflettori sulla questione.
«Le notizie che sono trapelate, relative ai 400 milioni di euro destinati dal presidente della Regione De Luca per la realizzazione del nuovo San Leonardo, alla sua localizzazione nell’area dell’ex Finmatica a Salerno e all’avvio della procedura per individuare uno studio di progettazione internazionale, dimostrano che i tempi per realizzare il nuovo nosocomio salernitano sono ormai maturi – ha sottolineato Galdi - Ma dimostrano anche che il tempo per mantenere aperto e funzionante il “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” è prossimo a scadere». L’attuale consigliere di minoranza ha aggiunto: «Fra le notizie che pervengono da Salerno, apprendiamo anche che l’attuale struttura del Ruggi sarebbe conservata, così come la torre cardiologica, i percorsi di maternità e la lunga degenza; insomma ai circa 600 posti letto, attualmente in funzione dell’attuale plesso salernitano, si andrà ad aggiungere una nuova struttura il cui costo complessivo si aggira intorno ai 400milioni di euro». E ancora: «Se si tiene conto che tutta l’Azienda universitaria ospedaliera Ruggi d’Aragona è abilitata ad avere 1037 posti letto, è facile dedurre che ciò implica la chiusura del plesso di Cava e che a rischio risulta anche quello di Mercato San Severino».
Da qui una riflessione: «Fino ad oggi l’inclusione dell’ospedale di Cava nell’azienda universitaria è valsa a mantenere aperta la struttura, nonostante fosse stata dichiarata dal decreto n. 49 del 2010 a posti zero. Oggi, però, la classe dirigente della città non può far finta di niente e dire che va tutto bene. I cittadini hanno il diritto di sapere in che modo la Regione intende tutelare sul nostro territorio il diritto alla salute».
Ha, poi, concluso: «L’unica possibilità è quella che il nostro ospedale torni a collocarsi nella rete dell’emergenza e quindi nell’Asl, redistribuendo in ambito regionale i posti letto, in modo da garantire ad un bacino d’utenza di circa 100mila persone (Cava – Costiera) un punto di riferimento efficiente quantomeno per la prima emergenza. Credo siano maturi i tempi per portare nuovamente all’attenzione del nostro consiglio comunale l’argomento .
Alfonsina Caputano
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